Sradicato,
naufrago nel sangue del possente Ymir, all’impeto di questi amari flutti mi abbandono. Musica, e fiamme: tutto è perduto, tutto è sommerso.
Giungono grida lontane: l’immenso è caduto, corroso da subdole angosce, mistificazioni assurde. Onde possenti incalzano sulle proprie forti spalle sommergendo questo attonito gorgoglio di esistenze, anime smarrite tra i deliri dell’eterno nostro vano moto;
Collassate o poderosi monti, collassate sul mio tacito dolore; avvolgi, o etereo cielo, questo ripugnante oceano di tormenti e poni dunque fine alla mia pena; stagliati sull’orizzonte e infondi su quest’empia schiera di esistenze la tua candida luminescenza;
Fuggono cupi frammenti di vita, fuggono le sterminate lande al tempo e volge greve il mio pensiero alla fatalità di tanto oblio.