Ombra,
che dai Campi Elisi immerge il corpo nell’etereo Lete, forte della tempra dell’eterno staglio la mia mole sulla terra.
Vizzo tronco robusto, protendo esili fronde ad implorare redenzione, come ossute braccia di dannati volte al dio degli sconfitti.
vizzo tronco ombroso, cinto dai colori sordi di un silenzio insormontabile, veglio sulla mia tacita essenza, celata da una smorta corazza di legno.
Vizzo tronco saldo, sento scorrere la linfa nel mio corpo, che trema e che sobbalza arrancando tra le massicce pulsazioni della vita;
E all’improvviso cede la natura attorno a me, perde inesorabilmente forma. Esplodono un’infinità di melodie, sublime orchestra vibrante; Un’onda immensa che si infrange fragorosa e si dissolve, divorata dal suo stesso moto: trema, questo porto.