Castaneda, antropologo-scrittore, tratta della morte con Don Juan, lo stregone:
DJ- Non ho detto che devi preoccuparti della morte.
C – Cosa dovrei fare allora?
DJ – Usala. Metti a fuoco la tua attenzione sul legame tra te e la tua morte, senza rimorsi o tristezze o inquietudine.
Metti a fuoco la tua attenzione sul fatto che non hai tempo e lascia che le tue azioni fluiscano di conseguenza. Fai che ognuna delle tue azioni sia l’ultima battaglia sulla terra. Solo a queste condizioni le tue azioni avranno il loro potere legittimo. Altrimenti, per quanto tu possa vivere, saranno le azioni di un uomo timido.
C – È tanto terribile essere un uomo timido?
DJ – No. Non lo è se sei immortale, ma se devi morire, non c’è tempo per la timidezza, semplicemente perché la timidezza ti fa attaccare a qualcosa che esiste solo nei tuoi pensieri. Ti sostiene finché c’è bonaccia, ma poi il mondo terribile e misterioso aprirà la bocca per te, come l’aprirà per ciascuno di noi, e allora tu ti renderai conto che i tuoi modi sicuri non erano sicuri per niente. Essere timidi ci impedisce di esaminare e di approfittare del nostro destino di uomini.
Io aggiungo:
La consapevolezza che si deve morire, e che quindi si ha tempo limitato, può tagliar via una enorme quantità di meschinità e di autoindulgenza dalla propria vita.
Pensare e sentire che ciò che si sta facendo può essere l’ultimo nostro gesto è la vera strada per galvanizzare l’esistenza, per assumere consapevolmente delle responsabilità, per vivere una vita piena.