Il Barabosso piangeva, piangeva. Questa volta il motivo era veramente serio. Era andato con i suoi amici, il Trippiscio e la Pipitotta a fare una bella passeggiata nella foresta. Era una splendida giornata di maggio, l’aria era tiepida e profumata ed i tre amici camminavano allegri. La Pipitotta si fermava ogni tanto a cogliere un fiore ed aveva già formato un variopinto mazzolino. Il Barabosso, meno poeticamente, seguiva un effluvio di miele selvatico che gli solleticava le narici.
Il favo delle api doveva essere vicino e lui era ghiotto di miele. Andava aumentando anche il ronzio delle api segno che l’alveare era nei pressi. Ad un tratto, lo vide, nel tronco cavo di una vecchia quercia : “Evviva, adesso sì che si mangia!” esclamò avvicinandosi. “Aspetta, stai attento – gli raccomandò la Pipitotta che sapeva bene come le api non gradissero gli estranei e fossero pronte a difendere l’alveare ad ogni costo. Ma il barabosso non le diede retta: Trascinato dalla golosità si avvicinò ancora di più per prendere il miele ma…. uno sciame di api gli volò in faccia, pungendolo senza pietà. Con un grido acuto il Barabosso se la diede a gambe, seguito dagli amici, e , purtroppo anche dalle api che continuavano a pungerlo. “Al ruscello, vai al ruscello!!! Buttati in acqua! – gli gridò la Pipitotta. Per fortuna il ruscello era vicino. Il Barabosso si tuffò sollevando spruzzi da tutte le parti e rimase per qualche secondo sott’acqua. Le api, dopo un breve volo circolare di ricognizione, soddisfatte se ne tornarono indietro ed il poveretto potè uscire dall’acqua tutto grondante. Piangeva anche, a calde lacrime e la faccia gli si stava gonfiando per le numerose punture.
“Ahi, ahi!! Che male, che male! “ si lamentava. Il Trippiscio gli si avvicinò esaminandolo con aria esperta. “Sapessi quante volte mi è capitato – lo consolò- Le api sono tremende….” “Bisogna sapere come fare ad avvicinarle – replicò la Pipitotta- A me, non mi pungono mai!!! “ Anche lei esaminò il volto dell’amico scuotendo il capo “ Penso ci voglia qualche pomata – sentenziò – La cosa migliore è andare all’ospedale. “ “Nooooo – piagnucolò il Barabosso – all’ospedale no! Ho paura!!” “Paura di che? – chiese severamente la Pipitotta – preferisci soffrire? “Si, si, si, – esclamò il Barabosso – Non voglio che mi facciano la puntura!!” “Ma quale puntura! Ti ho detto che servirà qualche pomata rinfrescante per il bruciore. Andiamo, non fare il bambino!” e un po’ esortandolo, un po’ sgridandolo e con l’aiuto del Trippiscio che sosteneva che una volta a lui, all’ospedale oltre alle cure avevano dato anche le caramelle , la Pipitotta riuscì a convincere il Barabosso che, sia pure con una certa riluttanza, seguì gli amici all’Ospedale.
I tre arrivarono al Pronto Soccorso, spiegando all’infermiera di turno quello che era successo. “Punture di api eh? Gonfiore e prurito? E’ un codice giallo, aspettate in sala, sarete chiamati” I tre amici si sedettero con altri che aspettavano come loro. C’era un ragazzo che doveva essere caduto da un motorino perché aveva una serie di graffi in faccia e si lamentava per il dolore ad una caviglia. C’era una signora con un bambino piccolo che tossiva e starnutiva in continuazione. C’era un signore anziano seduto su una carrozzella, accompagnato dai figli….
Dopo un po’ di tempo il Barabosso venne chiamato nell’ambulatorio dal medico di turno. Con uno sguardo smarrito e supplichevole fece capire agli amici che non aveva il coraggio di andare da solo. Il Trippiscio e la Pipitotta furono subito al suo fianco. Il medico era un giovane dottore che si rese subito conto della situazione. “ Api eh? Per caso hai cercato di prendere il loro miele?” “ Ssssiiiii – sussurrò il Barabosso con aria pentita “Penso che la lezione te la ricorderai per un pezzo – disse il dottore – Il miele fattelo comperare dalla mamma al negozio e lascia in pace le api a fare il loro lavoro – continuò spalmando contemporaneamente una pomata rinfrescante sui punti gonfi della faccia del Barabosso.
“Ecco fatto – concluse – questa pomata la devi spalmare due volte al giorno finchè prurito e gonfiore non saranno passati” “ E le caramelle? – chiese il Barabosso. “Quali caramelle? Si stupì il dottore – qui si danno medicine, non caramelle e troppi dolciumi fanno male!” e li congedò.
Anna Maria de Majo