“Un fiume di guai” – Estratto 7

La famiglia di Viola riceve un primo avvertimento. Stanno intralciando gli affari di qualcun altro, persone che contano.

Quel giorno Italo ed io, eravamo andati ad Alessandria a trovare Max, e fummo messi al corrente dell’incontro solo al nostro ritorno.
«Cosa? – urlai strabuzzando gli occhi mentre Italo, sedeva ammutolito con la faccia da te-l’avevo-detto-che-venire-qui-non-era-una-buona-idea – Papà, fammi capire, per piacere! Uno stimato professionista, avvocato di grido di Rusica, vi ha convocato d’urgenza, di notte, in mezzo a una strada, per dirvi… Che dobbiamo lasciare la darsena e andarcene?… È uno scherzo».

«No, no, è tutto vero – intervenne mia madre – ha detto che dobbiamo mollare tutto e sparire».
«In che modo ve l’ha detto? Vi ha dato delle spiegazioni?».
«È stata una cosa rapidissima, non abbiamo nemmeno avuto il tempo di fargli delle domande. Quando siamo arrivati, è salito nella nostra macchina e ha detto queste precise parole: “Vi ho convocato perché me lo ha chiesto Carmelino Gerasa. Vi devo dare un messaggio da parte sua. Mi ha detto di riferirvi che l’impresa nella quale vi siete messi disturba gli interessi di persone che contano e che hanno bisogno del controllo del territorio. Per il vostro bene è meglio se abbandonate”. Poi, rivolto a papà, ha aggiunto una frase che mi ha fatto venire i brividi: “Sa, signor Ferrario, di notte, vicino all’argine del fiume, non si sa mai cosa le potrebbe capitare”. Ecco, questo ha detto. Noi siamo rimasti pietrificati, e quasi non ci siamo resi conto che era già sceso dalla macchina e si stava allontanando. Papà gli è corso dietro e gli ha chiesto di Nino. Sai cosa ci ha risposto? Ha detto: “Nino si è barricato in casa e sta affilando le armi”. Cosa intendesse – concluse mia madre, sospirando – non ho idea».
«Lo sapevo che mettersi in questa impresa era da pazzi. Spero che adesso te ne renda conto anche tu, Viola», sentenziò Italo.
«Non cominciare con la solita tiritera».
«Calma, calma – intervenne mio padre, alzandosi dalla sedia e cominciando a passeggiare per la stanza – non facciamoci prendere dal panico. Esaminiamo la situazione e valutiamo il da farsi».
«Che ci hanno preso, per scemi? – esplosi io – Abbiamo appena trasformato una discarica di rottami in uno splendido marina, e ora qualcuno lo vuole? Come ha detto quell’avvocato? Di notte, vicino all’argine non si sa cosa le potrebbe capitare. Minacce da Far-West. Mi rifiuto di crederci. E poi, staremmo disturbando gli interessi di chi? Che vadano a farli da un’altra parte i loro interessi. Io non mi muovo».

Ne discutemmo per ore, ma l’analisi era presto fatta: il marina era in piena attività, stava funzionando bene e avrebbe rappresentato il futuro per me e Italo. Ci avevamo già investito una cifra spaventosa, non potevamo abbandonare tutto.

 

 

Estratto da “Un fiume di guai” di Eleonora Scali

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“Un fiume di guai” – Estratto 7 ultima modifica: 2017-06-06T08:04:48+02:00 da Eleonora Scali

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