-Mi faresti un favore?
– Tutto quello che vuoi, avrei tante cose da dirti …
– Raccontami una storia, dai, raccontami una favola.
Sei arrivata troppo presto.
Non ho fatto in tempo neppure a lavarmi i capelli, sono tutti arruffati. E’ meglio se li raccolgo con un nastro. Ho messo su un paio di jeans e la solita felpa, quello che avevo più vicino.
E poi ho ancora un sacco di cose da fare, gente da chiamare, fare gli auguri … domenica è Pasqua.
C’era una volta un grande lago. E noi bambine ci andavamo a pescare, a fare il bagno, a remare. Mettevamo giù la barca e partivamo. In verità remavo sempre io. Le mie spalle erano più forti, i muscoli prepotenti e poi tu non hai mai avuto voglia di faticare, sei un’artista tu.
Le uova. Devo ancora comprare le uova per i bambini. Troverò la fila al supermercato e anche questa volta, come al solito, vado di corsa.
Dovrei anche aspettare zia Nelly, sta viaggiando dall’Argentina per venirmi a trovare.
Ma tu sei già qui e sembra che non puoi più aspettare.
Sei arrivata troppo presto.
Ti lasciavi cullare dall’acqua e riscaldare dal sole.
Cantavi a squarciagola e sognavi, un bar in riva al mare al di là dell’oceano dove fa sempre caldo.
Sento un suono vicino a me, sembra una sveglia ma non credo sia un orologio. Il ritmo è incalzante, frenetico, ma poi rallenta all’improvviso e spesso si ferma completamente. Mi sembra di non vedere nessuno eppure qualcuno ci deve essere perché sento delle voci. Provo a parlare ma la mia voce è troppo tenue per farmi sentire.
Eppure ho ancora tante cose da dire e tu sei arrivata troppo presto.
Poi un giorno di aprile arrivò un branco di anatre e andò ad atterrare sul lago. La temperatura si abbassò di colpo e tutto il lago si congelò. E le anatre partirono in volo, portandosi dietro il lago.
Si dice che adesso quel lago si trovi da qualche altra parte del mondo.
Non sento più quel fastidioso incostante orologio.
Avverto solo un po’ di freddo e un gran movimento intorno a me.
Gente che corre, altri sembrano impazziti. Piangono. Qualcuno grida, molto più di me quando canto la Nannini. Non capisco più niente. Non so perché si agitino tanto. Mi sembra che non ci siano problemi, mi sembra.
Le anatre portarono via il lago ghiacciato e come d’incanto anche qui la temperatura si abbassò di colpo e i nostri cuori per un attimo si congelarono.
Avevi ragione tu, non era troppo presto.
Ho ritrovato il mio lago. Mi sta cullando in pace, non devo neppure remare.
Non sento più affanni vicino a me, solo silenzio e tranquillità.
A proposito, domenica è Pasqua … auguri!
Gilda Luzzi