Io lascio gli uomini per dimagrire.
Da qui si capisce che non posso avere una storia seria, poiché diventerei grassa. Sono capace di aumentare sei chili in sei mesi, con uno che mi ama. Se ceno sempre con lui, se mi accudisce, se fissiamo le vacanze, io m’imbarbarisco. Non mi riconosco, allo specchio, in quella tonda signora, io voglio vedere una ragazza riflessa, non una sposa.
Le spose cambiano forma, il velo le trascina lontano dal ruscello, come Giunone invidiosa.
Dunque, io sono una taglia 40. Sono bionda naturale, ma posso diventare rossa o bruna a mio piacimento: non mi mancano i soldi per il parrucchiere.
Gli uomini hanno solo i primi trenta secondi per innamorarsi di una donna. Il segreto è cosa vedono in quel lasso di tempo. Io sono velocissima a restare nella posa migliore e contare fino a trenta. Il loro cervello registra ed è fatta.
Mi trovo regolarmente nei casini.
Il mese scorso sono volata a New York, con lui. E’ un uomo sorprendente, orli precisi e ben cuciti, intelligenza a tenuta stagna. Appena arrivati avevo la sensazione che le trionfanti aiuole tropicali degli atri, i taxi col fischio, gli sfolgoranti ripiani dei bar che non finiscono mai, fossero casa mia. Davvero, il primo giorno, mi sentivo ancorata al mio destino, accanto a questo signore ironico, ma educato. E’ un politico, ma è giovane. Quando parla bisognerebbe prendere appunti, ma ci si distrae, perché ricorda un po’… l’avanspettacolo. Nel senso: si guarda intorno, sorride rapido, dice la battuta camminando, e lascia spazio alle girls.
Mi vedo mentre sono a NY da due giorni, e, anche se non ho mangiato quasi nulla, sto già cambiando. I miei movimenti sono rallentati e sono meno sexy. Mi guardo allo specchio della hall ogni volta che rientro in albergo, e la mia memoria fotografica parla chiaro: quando siamo arrivati dall’aeroporto io ero uno schianto d’italiana, anzi, sembravo un grazioso cavallino nato da poco, con la frangia sugli occhi e voglia di correre; oggi, a due giorni di distanza, sembro la moglie di un’astronauta. Gote gonfie e color pesca, capelli lisci come seta, andatura lenta e occhi da cerbiatta. Ovviamente tutti penseranno che siamo due sposi in viaggio di nozze.
L’ho spiegato, a lui, che la coppia fissa mi fa afa, non mi sento a mio agio. Lui risponde che non devo preoccuparmi, mi apre la porta e, sorridendo, mi fa cenno di precederlo.
Perché di notte mi dorme avvinghiato? Al mattino qui ci portano delle grandi colazioni su un carrello settecentesco, e dopo mangiato lui vuole di nuovo fare l’amore con me. Ad ogni boccone di croissant sento che la nostra storia deve finire, e non riesco più a venire. Ovviamente, più io progetto la fuga, più lui si fa pressante. Mi ha portata da Tiffany.
Ma cos’è Tiffany se non Audrey Hepburn?
Ma qualsiasi adulto può ben immaginare che quella donnina lavorava notte e giorno, si imbestialiva sul set, mostrando il suo volto di lucertola extraterrestre, dicendo NO NO E NO.
Fuck engagement ring! Fuck bracelets! Fuck every jewel!
A proposito di attrici, bisogna pur saperlo qual è la verità. Una notissima attrice italiana, che oramai ha quarant’anni, era la compagna di stanza di mia sorella, che fa la doppiatrice. Io so benissimo com’è andata la sua carriera. Oriunda del profondo Nord italiano, dove pecore pulitissime emanano afrore di alcool e di mirtillo, e dove la montagna custodisce sempre un gigantesco cuore di pietra, arriva a Roma. Pasciuta, azzurra, bionda, alta, praticamente una bouganvillae umana.
Gli agenti cinematografici le spillano un sacco di soldi: dopo un anno e mezzo neanche una pubblicità.
Manuela Critelli