Come dire? Non è facile da raccontare con le parole.
Ogni lettore estratto il libro dalla parete iniziava a leggere e piano piano, come in una metamorfosi al rallentatore, si trasformava: a volte prima le mani, altre il volto, poi gli abiti e quindi il modo di fare e di parlare.
Tutte le lingue del mondo risuonavano tra le pareti di libri.
Non era possibile interromperli; ciascun lettore-personaggio viveva di vita propria, ritornavano lettori solo dopo un po’ che il libro era stato terminato e chiuso definitivamente.
Alcuni infatti sembravano riluttanti a voler abbandonare quelle pagine e le sfogliavano e le carezzavano e le baciavano.
Ma il processo ricominciava quando il lettore entrava in un nuovo racconto sfilandolo dalle grandi pareti.
Da quanto tempo erano lì? Inutile chiederglielo: possedevano la chiave per l’immortalità.
E poi i miei personaggi preferiti mi vennero incontro, amici dimenticati ma subito riconosciuti.
Dovevo trovare l’uscita.
Dovevo tornare dal mio amico smemorato. Glielo dovevo. Grazie a lui il mio era stato un viaggio memorabile.