“Serravalli?”. “Sììì…?”
“Tolmino?”. “Sììì…proprio io?”
Il detto “voglia di lavorare cascami addosso”…l’hanno coniato il giorno che venne alla luce Tolmino.
Era da poco passato il fronte. I tedeschi avevano distrutto tutte le infrastrutture sulle vie di comunicazione. Ne aveva fatto le spese anche il ponte sulla Carza a Vaglia, sulla provinciale per Bivigliano.
All’ufficio di collocamento: “Serravalli, una buona notizia, c’è da ricostruire il ponte, sei disposto a lavorare?”.
“Bah…non l’ho mica buttato giù io?”
Un’altra volta un contadino, mi pare del Pozzolini, ma potrei sbagliarmi, gli chiese: “Oh Tolmino, che mi dai una mano a mietere il grano? Pagando naturalmente”.
“Senti…per questa volta guarda di fare da solo. Per un’altra volta …seminane di meno”.
Com’è, come non è, un bel giorno me lo ritrovai collega. L’avevano assunto come netturbino. Andava dietro al camion della nettezza del comune, a buttare da dietro il sudicio dentro l’antro tritatutto. Allora la raccolta era porta a porta. E c’erano sacchetti di rifiuti, secchi di cenere che venivano dalla cucina economica, scatoloni…e carrozzine. Sì, Tolmino volava dentro di tutto.
Una volta, accanto alla porta di casa, c’era una carrozzina per bambini, vuota per fortuna, e lui la compattò nel camion.
Perché Tolmino, pur essendo un dipendente pubblico, andava a cottimo. Sarà perché quella era la gita e quando avevi finito il giro… finiva il lavoro. Sarà che aveva il lavoro sullo stomaco e non vedeva l’ora di rientrare, tant’è ci metteva una verve che non sospettavi in uomo che, a me pischello, sembrava già vecchio.
Un altro giorno dovette balzare tempestivamente sul predellino posteriore del camion, su cui si spostava per brevi tratti da una strada all’altra, perché rincorso da una massaia con intenzioni bellicose. Leggi tutto →