La neve scendeva lieve sui tetti aguzzi e sulle vetuste pietre del solitario castello.
Nel mese del Custode la neve è muta testimone delle vite delle genti che attendono il sole così come fanno i semi nascosti nel profondo della terra.
Theresa sedeva silenziosa alla finestra serrata con pelli oliate così bene da consentirle di vedere il gelido spettacolo dell’inverno di Thersa.
Muta sentinella, vedeva molte cose, Theresa, cose che non tutti possono vedere.
Nello spiazzo del Mastio, fiero signore della pianura, poteva scorgere due figure scure. Esse si muovevano nella candida neve che seguitava a cadere densa e spessa sulle rocce del maniero.
Quelle figure erano ammantate di un nero e nel livore di quella giornata senza colore le parvero come ferite su un corpo pallido ed esangue, ormai privato del bene della vita.
Theresa rabbrividì. Perché era in quel luogo? Perché quel giorno? Cosa le sfuggiva?
La neve, il silenzio… il castello…
I suoi occhi pallidi, di un castano slavato, percorsero febbrilmente la sala immersa in quel silenzio inquietante.
Un pensiero la colpì improvviso: mancava il tavolo, per gli Astri, dove era finito? La donna si alzò e andò nel punto in cui la fratina di quercia aveva per tante lune raccolto la sua famiglia per il desco.
Ricordava perfettamente.