Archivio per tag: Sara Montella

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Sotto un cielo di re, vibrava la vita dei mortali. Calde gocce di pioggia versavano febbrili sogni non ancora nati, un canto silenzioso come il polline dorato che si spande nelle foreste arcane.
L’alba adorna le antiche creste di terra con ombre e spiriti, illumina le ricchezze opulente e la miseria della fame.

A lungo sono rimasto a guardare il flusso di questo rapimento primordiale, richiamato dal selvaggio. Ho dormito nella culla magica della natura, accarezzato dal vento e da lingue di fiamma.

Sogni e sognatori, li ho fatti richiamare in fretta e ho conficcato la mia spada nel cielo, ho donato l’eternità alle stelle.

Ho vagato attraverso stagioni leggendarie, la mia anima ho inciso nella nebbia del tempo. Sopra campi color pastello ho cercato ricordi sfuggenti, ho indossato vesti color della notte nella cerchia dei re. I miei occhi osservavano attraverso impalpabili maree.

Merlino mi ha trovato col suo sguardo infinito, tra le promesse dell’inaffidabile Luna. Tu sei celeste, rivestito dal velluto della luce stellare, mi ha sussurrato.

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Vento

Un uomo saggio una volta mi disse
che il vento racconta più storie
di quanto le parole facciano
in una vita intera.

Non gli ho creduto.

Ma poi ho sentito:
il grido del lupo,
il sussurro delle fanciulle.
Lo spirito ha tremato.

Arrenditi!

Le porte si erano aperte:
passo
dopo
passo
le foglie scricchiolavano
accartocciate sotto i miei passi.

Mi sono fermata sotto al salice,
sentendo nel suo tocco gentile quello di lui.
Poeta della natura, quanto è bella
l’eterna sinfonia degli elementi.

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Ecco il vincitore del nuovo concorso

La Redazione di Prosa e Poesia ha il piacere di comunicare ai propri lettori il nome del vincitore del nuovo concorso 2016: Sara Montella.

In collaborazione con Edida, i vari testi pubblicati dall’Autrice sul blog saranno editati in ebook in una raccolta di racconti e di poesie.

Vi invitiamo a mandarci i vostri testi, tra di voi il nostro prossimo vincitore!

La redazione

Penna

C’era una volta un uomo di nome Mario. Mario aveva una penna. Una penna fantastica. Era di un bel blu profondo, marmorizzata, amava quella stilografica. Ne era orgoglioso, la portava ovunque andasse: quando faceva shopping, quando andava in banca, a casa, a lavoro…era la sua cosa preferita in assoluto.
Ma un giorno qualcuno gli chiese come mai la portasse semplicemente con sé. “Perché non la usi?” gli avevano chiesto. Mario rimase perplesso, non ci aveva mai pensato, la portava dietro e basta. Non aveva mai ragionato su cosa avrebbe potuto veramente fare con quella penna.

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Applausi

I palmi della pioggia e del terreno applaudono quando si incontrano,
torcendo le dita in un nodo di ruscello.

Segue il fulmine, batte i pugni contro il cielo fumoso,
scoppiano raffiche di vento, gocce di pioggia come fuochi d’artificio.

La nebbia rotea sopra il terreno e danza – mi ricorda di quegli inverni in riva al lago
tanto tempo fa.

Le pozzanghere inseguono la tempesta che passa per ripulire
le strade impolverate e lava gli alberi dalle cattive abitudini.

Di nuovo il fulmine tremola, come una morente lampadina d’argento
che oscilla ad un filo in qualche soffitta del passato.

La tempesta sospira ancora una volta, poi ritrae le sue possenti braccia.

Allora il pomeriggio attende che il sole affondi le sue dita tra le nuvole.

Così gli uccelli potranno volare di nuovo.