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Non è facile parlare di gatti 2/2

Se Liolà prediligeva i nidi dismessi per i suoi sonnellini, Nanà preferiva le zampe del cane Dick.

Nanà è stato il secondo.

Al contrario di Liolà aveva un nome femminile, ma era un maschio.

Con lui la natura non era stata generosa; non era piacente; i suoi occhietti piccoli e tondi erano slavati e si confondevano con i colori del suo mantello di un indefinito bianco-grigio, ma aveva un carattere docile e dolcissimo e sapeva farsi amare. Era un girovago; spariva a giornate intere, ma tornava sempre. Nanà era spesso acciambellato tra le zampe e il corpo peloso e accogliente di Dick, un cane da caccia che trascorreva molte ore della sua giornata chiuso in gabbia. Il quadro che si mostrava alla vista era tenero e commovente: i due se la intendevano alla grande. Non era dello stesso parere il padrone del cane; era preoccupatissimo che il docile Nanà potesse graffiare, in un moto di istintualità felina, il prezioso naso del suo cane. Mi aveva pregato varie volte di tenere Nanà lontano dal suo giardino, ma per quanti sforzi facessi, compenetrandomi nella sua ansia, non riuscivo a tenerlo lontano dalla sua cuccia preferita per più di un giorno.

Fu così che Nanà scomparve. Non così come era solito fare, ma per settimane non lo vidi più.

Ero quasi convinta che l’autore della sua sparizione fosse il mio ansioso vicino, ma una mattina lo trovai sdraiato sullo zerbino, privo di forze, tutto graffiato e spelacchiato. Nonostante le sue condizioni, appena mi vide si illuminò tutto: nel suo sguardo, sulla sua faccia inespressiva, avevo letto distintamente la soddisfazione per la difficile prova che aveva affrontato pur di essere nuovamente a casa.

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Non è facile parlare di gatti 1/2

Amo i gatti da sempre; sin da piccola sono stati la mia passione.

Li trovo eleganti, non solo nelle pose e nell’incedere, ma anche e soprattutto per il loro comportamento: sono discrti, sanno indugiare, studiare e osservare con accortezza e con distacco.

Gli aforismi, i proverbi, le pagine di letteratura, dalle antiche alle attuali, ne tratteggiano profili variegati, anche contraddittori, ma comunque molteplici; per questo motivo non è facile parlare di gatti. È stato già detto molto o con esaltazione o con biasimo; ma in ciascuno dei casi hanno occupato da protagonisti le pagine di romanzi, poesie, racconti, fiabe memorabili. Nella narrazione di Poe un maestoso, splendido e vendicativo Plutone ci lascia agghiacciati per la sua magistrale e satanica opera di giustizia; nei versi di Baudelaire “les nobles attitudes /Des grands sphinx allongès au fond des solitudes”, ci imprigionano nell’evanescenza dei sogni cui appartengono, “ dans une reve san fin”. 

In Alice ci stupiscono le incredibili sparizioni del gatto Ghignagatto che “svanì adagio adagio; cominciando con la fine della coda e finendo col ghigno, il quale rimase per qualche tempo sul ramo, dopo che tutto s’era dileguato”; nella fiaba di Perrault ci seduce e ci convince della bontà delle proprie mistificazioni un gatto con gli stivali; e l’elenco potrebbe allungarsi a dismisura.

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