Guardando le nubi che si addensavano sull’alto monte, il mostro comprese tutto. Fu un attimo fuggevole, ma lungo quanto una vita, come era stato quello di tanti anni prima, in cui riscoprì il suo amore creduto sopito.
Capì che lei non poteva morire, che doveva salvarla a tutti i costi, che quell’essere nobile era la reincarnazione del suo antico amore. Cominciò a correre, a saltare, con la sua energia disumana accresciuta dalla disperazione.
Da “Il mostro dei Carpazi”
Da “Il mostro dei Carpazi”
“Che occhi belli che hai, neri come la notte. Hanno le stesse qualità di questa dimensione così misteriosa della nostra esistenza. Sono più belli ogni volta che li vedo: è come se fosse uno spettacolo meraviglioso, che sempre si rinnova, che sempre mi emoziona. Ma sono anche eterni, proprio come la notte: mi sembra di averli già conosciuti prima di questa vita. Sono di una bellezza che c’è sempre stata, e sempre ci sarà, anche quando non ci saremo più… così come la notte era già meravigliosa prima ancora che nascesse l’idea del bello, così i tuoi occhi sono meravigliosi già da prima che tu nascessi, e sempre lo saranno. Chi ha pensato al bello dall’alba dei tempi, pensava a loro… chi penserà al bello nei tempi a seguire, non sapendolo, farà riferimento a quella leggiadra creatura che tu sei.”