“Figli miei cari e adorati, a voi salute e onore dal vostro anziano padre.
Quand’io ebbi modo di apprendere le cose della vita, fu il mio maestro a introdurmi nel mondo, a farmi scoprire quanta meraviglia c’è nell’udire il suono di una cascata o di un rivolo d’acqua che scorre fra qualche roccia spaccata qua e là su un solco di terra. E quando i lutti facevano scorrere il sangue, quando la terra era inclemente e sotto i colpi di una scure tremenda cadevano a centinaia i miei amati amici, i miei fratelli e gli uomini del mio tempo, esso mi mostrava come il sole sorgesse con rinnovata forza e vigore, tanta ne possiede da non demordere nel levarsi fra i pianeti ogni prima ora del giorno, rendendoci ancora capaci di guardare al mondo e alle sue cose, e di sussistere, in noi, nella nostra famiglia.
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Mentre la vita sfugge, riflessioni d’un vecchio saggio 2-2
Mentre la vita sfugge, riflessioni d’un vecchio saggio 1-2
Il giorno stava nascendo quando, dentro di sé, il vecchio sentì pervadersi dal freddo della morte. Mani e piedi ardevano come tizzoni sotto il sole cocente, quanto più ancora trattenevano il calore pulsante della vita. Tutto il resto giaceva in un ghiaccio immobile che esalava da ogni parte quanto in esso restava di vivo, memore del tempo estatico e irrequieto della giovinezza. Spalancò di colpo la bocca. Da essa sentì uscire un respiro profondo e involontario, uno spasimo viscerale che segnava lo svuotarsi irreversibile dell’anima. Volavano via anche le poche parole che gli erano rimaste in bocca la sera precedente, quando aveva riflettuto con melanconici pensieri sulla sua vita. Si era ricordato di coloro i quali lo avevano accompagnato lungo i sentieri del mondo e, solo sussurrando, come faceva di solito, accennando con la lingua a semplici suoni, trattenendoli tuttavia, facendo di sé stesso la loro unica casa, aveva accennato i loro nomi, le loro imprese, ne aveva ricalcato i caratteri, rievocato discorsi e parole condivise con loro. Leggi tutto →