L’ometto ebbe un momento di sbandamento, capendo di essersi lasciato scappare una frase di troppo, poi riprese con coraggio: “Essì, il becchino! sono orologi di persone alle quali non servano più! Non c’è niente di male in fondo! Non è poi così grave!, ancora confuso non riuscivo a capacitarmi: “togliete gli orologi ai morti! ai morti!!, spero sia uno scherzo!” non sapevo se andare via di corsa o cercare di capirne di più, talmente assurda mi sembrava la situazione.
A sua volta Giuseppe sembrava parlare più a se stesso che a me:”…lui li compone nella bara, ma prima di chiuderla veramente…i parenti non se ne accorgano e poi ci sono gli incidenti…nessuno stà a controllare… tutti quei bei orologi…. sarebbe un peccato…..”, poi guardandomi “al morto l’orologio non serve! e se dopo la morte non c’è niente a maggior ragione e se invece c’è l’aldilà , chi è di la non vuole certo sapere che ore sono!, allora dov’è lo scandalo! A chi si fa del male!”.
Non sapevo cosa rispondere, balbettai “…è una cosa brutta ….”, “è una cosa brutta seppellire i morti con l’orologio! Con il fatto che ci sono affezionati! Si dovrebbero vergognare i parenti!, noi rimediamo, e poi…”, e qui l’ometto mi si avvicinò all’orecchio sussurrando suademente..:”pensi… a tutte quelle casse a vite, ai bilancieri, ai rubini, le viti senza fine e la sincronicità perfetta, capolavori della meccanica e dell’artigianato buttati, sepolti…”. Poi fece un passo indietro e con un mezzo sorriso mi fissò pensando di avermi portato dalla sua parte, io ero in silenzio non sapevo che dire..
Sbottai: “io non li voglio! Grazie!” e mi allontanai di corsa; da dietro sentivo l’omino che gridava:” lei non ama gli orologi!, ipocrita!, ipocritaa!.