Archivio per tag: Marco Di Mico

Dove va il nostro amore passato?

Dove va il nostro amore passato?
Quello oramai provato
Quello già speso
Quello a volte dimenticato.
Quello dolce per i nostri figli ancora bambini
Quando li portiamo a giocare nei giardini
Quello carnale per la donna che baciamo
Quando forte al petto la stringiamo
Quello per noi stessi quando riflessi ci guardiamo
E diversi e soli non ci riconosciamo.
Va buttato?
Va sprecato?
Va perso?
O sostiene l’universo?
Fa girare il soli?
Sbocciare i fiori?
O nascere nuovi semplici amori?

Marco Di Mico

La vicenda di un lavoratore bastardo

Michele non è stato sempre un bastardo. Per molto tempo fu considerato solo antipatico, individualista, egocentrico, vanitoso, solitario, presuntuoso, borioso, spocchioso, saccente e arrogante. Insomma, un collega veramente stronzo. Il fatto è che pur essendo un tecnico, un sistemista informatico per la precisione, a lui dell’informatica e della tecnica in genere, non era mai fregato niente. Aveva sempre avuto una grande passione per la storia e l’economia. E così, mentre i colleghi non perdevano occasione per parlare di guasti, di hardware e di software (già perché gli informatici difficilmente parlano di donne), lui sfuggiva ogni loro contatto per studiare. Michele amava queste dottrine perché lo rassicuravano e lo tranquillizzavano. La storia lo proiettava in un mondo sicuro, dove tutto era già successo e dove non potevano esserci sorprese o rischi. Ogni evento aveva già prodotto le sue conseguenze, ed era bello osservarle da lontano, protetto da uno spesso e inviolabile scudo forgiato dal tempo trascorso. L’economia, invece, gli dava l’illusione di poter controllare i fenomeni che determinano ricchezza e povertà, benessere e sofferenza, crescita e recessione. Anche se le sue ricette raramente funzionano, è, comunque, magnifico credere che l’uomo abbia le conoscenze per eliminare dalla Terra la fame e l’ingiustizia. Insomma il lavoro gli dava da mangiare, ma non lo apprezzava minimamente, anzi, quasi lo schifava. Lui aveva altri traguardi altre mete, altri sogni.
«Tutte stronzate» diceva sua moglie.
Il lavoro stava lì, come un cagnolino fedele, ad aspettare che gli dedicasse un po’ del suo tempo. Aveva definito anche un decalogo che rispettava severamente:

1.   Mai perdere tempo a mangiare con i colleghi.
2.  Mai perdere tempo a parlare con i colleghi.
3.  Diventare molto bravo nel lavoro. Così da non perdere tempo dai clienti.
4.  Spostarsi con il motorino (invece che con la macchina come previsto dall’azienda) per avere più tempo a disposizione.
5.  Dare allo studio e agli affari propri una priorità sempre più alta che al lavoro.
6.  Durante gli spostamenti, fra un cliente e l’altro, fare sempre una pausa da dedicare allo studio.
7.  Staccare prima possibile (per studiare o per stare con la moglie).
8.  Attaccare tardi (per studiare o per stare con la moglie).
9.  Avere con i clienti un buonissimo rapporto (così lo coprivano).
10.  Farsi assegnare i clienti vicini a casa o all’università.

Leggi tutto →

Signore

Signore,
Ci hai lasciato a piangere addosso a un muro.
A pregarti disperati
A invocarti nella notte.
I cieli ricolmi di tremolanti, lucenti, raggianti di stelle
Ci parlano di te,
ma tu non ci sei.
Ci hai lasciati soli ad ammazzarci come fratelli,
a tradirci come sposi
per rubarci quello che non vogliamo
ma che, per egoismo, desideriamo.
Siamo gocce di pioggia
Che cadono nel mare,
inutili, solitarie, cattive.
È per questo che sei andato via Signore?
È per questo?

Marco Di Mico

Detesto questa folla rumorosa

Detesto questa folla rumorosa
Maleducata
Prepotente
Fastidiosa
Sporca, sudata che arriva dal mare
Che ci ruba il lavoro
Che viene a chiedere, a mendicare.
Però se la incontrassi in paradiso

La guarderei in faccia,
Gli farei un sorriso
E ritroverei nei loro bisogni
Le mie stesse paure
I miei stessi sogni
Riscoprirei che ognuno è un fratello
Col mio stesso sangue
Col mio stesso cervello.
E allora, senza attendere il paradiso
Glielo dono adesso il mio sorriso
E scopro, guardandoli in viso
Che pure se sono diversi e non mi sembrano belli
Sono veramente miei fratelli.

Marco Di Mico