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La Roma arcaica di Paulus 3/3

In effetti, così sulle prime l’abitazione originaria regale gli parve poca cosa e dentro di sé si stupì non poco che quella capanna fosse stata la prima casa del re locale, ma ormai era più affascinato dalla folla che si muoveva all’interno dell’abitato che dalle dicerie sul re. Sentiva parlare vari accenti della zona, un grezzo latino, molti si esprimevano in sabino e c’erano pure dialetti etruschi, tutti linguaggi che il nostro Paulus conosceva per via del suo eterno girovagare, vivendo alla giornata, nei territori a nord del fiume in piena. Era una piccola babele pastorale e commerciale, si respirava un’aria di confidenza, laboriosa ed accogliente. “Pastori e agricoltori- pensò guardandosi intorno- speriamo non facciano troppe storie con gli stranieri; io, poi, sono pure un mezzo ladro e devo stare in guardia”. I focolari che bruciavano davanti alle abitazioni, i greggi di pecore e capre che pascolavano intorno, l’attività intensa di disboscamento e costruzione davano l’idea di un luogo in rapido divenire, di un grande villaggio in espansione piuttosto che di una cittadella sonnolenta e chiusa in sé. Da quello che poteva osservare qui il lavoro non sarebbe mancato anche per un estraneo come lui e forse avrebbe potuto far parte di quella gente laboriosa e accogliente; meditò sul fatto che lui in effetti, nella sua pur giovane vita, non aveva mai praticato in maniera continuativa un lavoro ma solo piccole attività occasionali, lunghe giornate di caccia e, perché no, furtarelli di piccoli animali incustoditi, pollame e caprette; né aveva fatto parte di alcuna comunità. Sarebbe riuscito a vivere a stretto contatto con altri? Certo non era la prima comunità organizzata che aveva visto, era stato in molte città etrusche ben più strutturate di questo primitivo villaggio, ma in nessuna di esse aveva respirato un aria accogliente come qui.

Era cresciuto libero e indipendente però, pensò tra sé e sé, l’idea di appartenere ad una comunità non gli dispiaceva così tanto e iniziava ad accarezzare questa possibilità.
Qualche ronda di uomini armati di piccole spade e dai modi rudi e sbrigativi, che si faceva largo in maniera decisa tra gli abitanti indaffarati, faceva intendere che c’era poco spazio per le risse e per i disturbatori, per gli arruffapopolo ed i ladruncoli. Paulus intuì fin da subito, e del resto il viandante glielo aveva appena detto giù nella valle allagata (a proposito, il suo indaffarato interlocutore gli aveva anche detto che la valle si chiamava Murgia) che qui dentro era opportuno rigar dritti, e così decise di accantonare per adesso il suo istinto predatorio e si dispose ad un comportamento più “cittadino”. Si trovò un angolo tranquillo e si fermò per accendere anche lui un piccolo fuoco e mangiare finalmente quella carne che cominciava a pesargli sulle spalle; forse l’indomani l’avrebbe anche potuta condividere con qualche abitante e iniziare così a farsi benvolere, o almeno a conoscere questi romani e le loro abitudini: tanto quella grossa quantità di pecora sarebbe andata presto a male.

La primavera era alla fine, l’aria si faceva calda e frizzante, ed una lieve brezza che profumava di mare rendeva piacevole quel colle abitato; Paulus, ormai sazio e sfinito per tutte le novità di quel lungo giorno, si abbandonò al sonno, avvolto in una copertaccia che portava sempre con sé.
Così finì il primo giorno di questo giovane selvatico in quel nuovo, grande villaggio cinto di mura, una piccola città in cui gli parve di iniziare una nuova vita…e pensò a cose belle, pani e caciotte, fiumi di acqua fresca, fronde che lo cullavano insieme ad un venticello leggero leggero…leggero…si addormentò e sognò, mentre un lieve sorriso spianò le sue labbra increspate da una barbetta giovanile.

Alessandro Cosi

La Roma arcaica di Paulus 2/3

L’arrivo nel villaggio

Chiese conferma, utilizzando i vari dialetti che conosceva, se quella specie di agglomerato primitivo e selvatico sulla collina fosse davvero Roma. “Si- gli risposero- si chiama Roma, ma stai attento, se ci vai, perché gli abitanti sono molto accoglienti ma anche durissimi con chi non rispetta le loro leggi”. Paulus non era un tipo impressionabile, sapeva maneggiare con abilità il coltellaccio infilato nella cintura, che strinse con forza istintivamente, quasi a verificare la sua capacità di reazione…e comunque aveva bisogno di riposo e protezione; passò sotto una porta fortificata che si apriva nel lungo muraglione difensivo e si incamminò poi per una scalinata ripida che portava al centro della collina, una grezza costruzione che i locali chiamavano “scala di Caco” e giunse infine sul pianoro che si apriva ad una vasta distesa di capanne in legno con pareti di fango e argilla e coperture di paglia e fieno. La vegetazione boschiva era ancora ben presente e diffusa. Davanti a lui iniziava una via abbastanza larga che attraversava tutto il piano. Paulus era sfinito, la traversata del fiume e poi la ripida scalinata avevano esaurito le sue forze.

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La Roma arcaica di Paulus 1/3

Paulus si aggirava guardingo nelle nebbie mattutine di una valle boscosa, costellata di piccoli pascoli; era una fredda alba primaverile nella seconda metà dell’VIII secolo a.C., in un punto imprecisato al centro della penisola italica. Il nostro uomo, un giovane di circa venticinque anni, dall’aspetto selvatico, portava una grossa sacca grondante sangue sulle spalle ed un grezzo coltellone di bronzo infilato nella cintura di corda, aveva un rudimentale arco da caccia a tracolla, era vestito di pochi stracci e pellame di varia provenienza, la barbetta incolta, i capelli ricci scompigliati, gli occhi azzurri vivaci e mobili, voltava spesso lo sguardo all’indietro e sui fianchi: temeva di essere seguito, aveva appena depredato un piccolo gregge di pecore isolato ed incustodito nella campagna, si era procurato un bel po’ di cibo dopo giorni di digiuno e solitudine, e cercava un posto sicuro dove rifugiarsi. Le nebbie che avvolgevano la grande vallata si diradarono lentamente e, mentre scendeva in basso, Paulus scorse in lontananza delle piccole alture, dei colli vicini tra loro e gli parve di intravedere anche un fiume paludoso che scorreva alla base delle colline. Avvicinandosi, uno dei colli sembrava abitato, vide una specie di palizzata su un terrapieno, così gli sembrò, poi un lungo muro costruito alla base di una vasta altura.

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