Fammi ascoltare la placida notte:
il cielo profondo si svela
abisso che effonde mistero.
Fammi ascoltare la musica nuova
che dall’orizzonte turchino
sconfina nel buio più cupo.
Non sono le stelle soltanto
remoti, insensibili astri,
ma cuori pulsanti energia
sull’erba, sugli aghi dei pini,
sui ciottoli erosi del greto.
Si crede la notte un succedersi uguale
di ore che seguono il giorno,
se non si contempla l’arcana,
serena, armoniosa bellezza.
C’è un occhio verace che accende
perfino la tenebra illune
chiamando le silfidi mute,
scorgendo nel vago barlume
la strada che all’alba conduce.
Flora Lalli