Lui non voleva essere il prossimo e neanche quello dopo. Lui era solo capitato lì per sbaglio, erano anni che non andava dal dottore ed aveva giurato a se stesso che, nel caso fosse uscito vivo da quell’incubo, non sarebbe mai più andato in un ambulatorio medico.
Il tutto era iniziato due ore prima; come tutte le settimane era andato a trovare sua madre. Passava di là con una certa frequenza da quando suo padre era morto di ischemia 4 mesi prima. Fino ad allora le sue visite erano sporadiche, anche se si sentiva quasi tutti i giorni per telefono con i suoi. Ma da quando non c’era più il vecchio, si sentiva in obbligo di andare costantemente da mamma, anche solo per un saluto. Quel pomeriggio sua madre gli chiese il piacere di andare dal dottore per una ricetta. Accettò senza fiatare, anche se un po’ gli rompeva, perché ascoltare le lamentele di quattro vecchi seduti in sala d’attesa certo non lo interessava. Era il tipico luogo che lui detestava, un po’ come andare al bar e ascoltare quei quattro sfigati di trenta-quarantenni in perenne depressione, ultimi degli ultimi, più per scelta che per destino. Era angosciato dai bar e dal nulla di cui erano pieni. Il nulla erano centinaia di uomini e sempre più donne, che riempivano le loro giornate di attese di una vita migliore, vuoti dentro e inutili fuori. Così era per lui Leggi tutto →