Ieri e oggi da tramite nel sentire disuguale , corroso, incendiato in questo adesso: il sole nel meriggio accerchia una collina in fiore e acclama versi, i cip cip, allietano l’aere di festanti cori saltellanti; di verde i muri in gechi alla sera, al fresco d’ombre. Intanto il mio cerchio stringe in respiri consunti e logori: sul far della sera sospiri, armonie, memorie e passi: alla piazza non più deserta ombre estive sedute a ricordare, al passaggio di voci che salutano in colori a festa! Ed è ancora la luce ad incendiare il giorno! Ed è ancora il mio io che s’abbandona al movimento alterno, al sì e al no, al capo che reclina e al labbro che s’inchina. Bevo dalle parole, socchiudo gli occhi al fumo, parlo tra il ieri che mi sussurra in attenti spifferi e l’oggi che irrequieto vocifera nella piazza di stranieri. Ingoio amaro e dolce, al tepore d’un nido non abbandonato, al caldo di una collina solitaria, tra erba e rovi, tra solitudini di silenzi muti erranti, tra la voce silenziosa del passato di visi e menti e cuori. Ingoio il pianto amaro, ingoio al deglutire saliva che di parole vuote ha in sé dono, ma presto andare via, solitudine fresca di malinconia, per sedere su di una panchina riscaldata dal sole ridente! Il mio viso non in ombra che muto mira, mira i vicoli, mira gli usci, mira e quieto in un canto si stringe. La solitudine appare sempre con il vestito dei giorni migliori!
Rita Vieni