ATTENZIONE – LINGUAGGIO ESPLICITO
Suonò il campanello.
Entrò e c’era solo lei. Voleva fargli una sorpresa, gli disse, e lui si rese subito conto che lei voleva combattere la solitudine e darsi un’ultima speranza di affetto e d’amore. Cercò di assecondarla ma l’ansia cominciò a salire. Tutto nella sua testa malata era già stato calcolato: entro, due chiacchiere, tanti drink, coca e poi, appena la meccanica sessuale cominciava a funzionare e faceva ben sperare che durasse, cominciava l’orgia, la promiscuità, il caldo barattolo di cioccolata da spalmare su corpi umidi d’intenso piacere perverso.
Lei invece era lì, sola; e cominciò a piangere, a strillare, a contorcersi dal dolore. Voleva smettere di drogarsi, l’avevano beccata e sbattuta fuori di casa. Era lì, a casa di un’amica che le aveva concesso quella serata in solitudine con lui. Lui che non avrebbe mai immaginato di ritrovarsi lì, obbligato a riflettere con lei di vite pronte a sgretolarsi e incapaci di reagire al peso di un’esistenza non più governabile.
Lei parlava, lui si sedava. Alcool prima e poi fumo, coca, agitazione in aumento, sudorazione, palpitazioni davanti a una tragedia, dentro un abisso.
Lei piangeva, lui non capiva cosa stesse dicendo. Aveva un barlume di coscienza che lo spingeva a reagire ma era paragonabile alla forza di un bimbo che vuole spostare una macchina in discesa senza freno a mano: lo avrebbe schiacciato di sicuro.
In una recondita parte di sé avrebbe voluto dirle qualcosa di utile ma la velocità della spirale aumentava e ormai il cono vorace lo assorbiva in sé: un tornado che cercava di chiudersi in una scatola, un vortice di ansia, impotenza, frustrazione, solitudine cosmica e desideri di morte. Cominciò a fare lo stupido cinico chiedendole di smettere con quei discorsi inutili e frivoli e di cominciare a scopare.