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È domenica

E siccome non ho da dire sul presente, posto queste righe che scrissi poco prima di andare in pensione a memoria di Leopoldo Pierguidi. Il mio collega vigile, vice responsabile, morto qualche anno prima in un incidente di montagna.
Eravamo stretti nelle nostre divise, seduti in macchina. Io guidavo e dopo un momento di silenzio, tu Leopoldo dicesti: “ma ti vedi noi vecchietti , a 65 anni, mezzi scianchi, a rincorrere i contravventori!?”Ed un’altra volta: “No, perché sai, tanto un giorno te andrai in pensione e io…ci sarò ancora per un po’. Sì insomma farò il comandante…”
È  arrivato per me il momento di andare in pensione e i contravventori, alla faccia di quello che ho subito in questi due ultimi anni, li rincorro ancora con “Arpione”, come ho chiamato il Multistrada, mutuando una tua espressione a proposito di chi non sa smanettare con la moto.
Io me ne vado, ma tu non ci sei a prendere il mio posto. Non posso lasciarti il testimone.
E non sai, o forse lo sai, quanto mi fa male.
Noi amanti delle due ruote, quanti motociclisti abbiamo castigato insieme! Tanti. Tanto che tu dicevi: “ Alla Raticosa ora ci tocca andare coi baffi finti. Ma te lo immagini se ci riconoscono!?”
E ti piaceva fermare le moto solo per vedere l “oggettino”. Da buon intenditore, e leggermente cinico, lasciavi interdetto e afasico l’interlocutore alternando lunghi sospiri lasciati a bella posta sospesi a mezz’aria:”…”, a dettagliate descrizioni delle prestazioni del mezzo. Puntualizzavi quella cosina “non proprio in regola”, che …però è montata sull’altra versione.” “Via, per questa volta. Ma in centro abitato…”
“Leonardo! Leonardo!Torna indietro, ha coperto la targa con il piede!”. La corsa fuori della macchina dove controllavo il Velomatic ad inforcare il Pegaso mentre il ciclomotore truccato, che era passato a 93 all’ora, sfreccia in senso inverso. Conducente ventre a terra. La rincorsa. Il bivio: “dove sarà andato?” Il fornaio, che inaspettatamente a quell’ora e senza una ragione plausibile si trova alla Carzola (forse sta con noi) senza proferire parola, muove il polso a ruotare il pollice verso Paterno.
Grazie. E un altro è agguantato.
Non andò così quella volta che un quattro cilindri, che tu riconoscesti un Kawasaki Ninja, ma solo dopo, nella foto dell’autovelox, quasi ti mise sotto quando ti parasti davanti con la paletta.
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