Archivio per tag: Chiara Barbagli

Morrok l’artista (I più votati di Prosa e Poesia)

Era opinione comune che Morrok fosse un grande artista, forse il più grande dei suoi tempi.
Nel suo studio, quel pomeriggio, c’era un’opera quasi completa. 
Per renderla perfetta ci stava lavorando già da due ore. Leggi tutto →

Osservare 2/2 (I più votati di Prosa e Poesia)

Merda c’è ancora la commessa!” gridò uno mentre Elena cercava di nascondersi.
Dacci subito l’incasso!” gridò l’altro uomo. Entrambi avevano il viso coperto e impugnavano una pistola. Leggi tutto →

Osservare 1/2 (I più votati di Prosa e Poesia)

La vidi per la prima volta a un mercatino nella piazzetta delle Erbe in una bella giornata di autunno.
Era bellissima. Portava i capelli raccolti in una coda di cavallo e una maglietta azzurra e il sole tingeva i suoi capelli di rosso. Stava camminando a passo veloce con uno zainetto in spalla scambiando qualche parola con una sua amica. Aveva grandi occhi gentili.
Me ne innamorai subito, non potevo farci niente, a volte è così. Leggi tutto →

L’Inverno della Torre

La neve scendeva lieve sui tetti aguzzi e sulle vetuste pietre del solitario castello.

Nel mese del Custode la neve è muta testimone delle vite delle genti che attendono il sole così come fanno i semi nascosti nel profondo della terra.
Theresa sedeva silenziosa alla finestra serrata con pelli oliate così bene da consentirle di vedere il gelido spettacolo dell’inverno di Thersa.

Muta sentinella, vedeva molte cose, Theresa, cose che non tutti possono vedere.
Nello spiazzo del Mastio, fiero signore della pianura, poteva scorgere due figure scure. Esse si muovevano nella candida neve che seguitava a cadere densa e spessa sulle rocce del maniero.
Quelle figure erano ammantate di un nero e nel livore di quella giornata senza colore le parvero come ferite su un corpo pallido ed esangue, ormai privato del bene della vita.

Theresa rabbrividì. Perché era in quel luogo? Perché quel giorno? Cosa le sfuggiva?
La neve, il silenzio… il castello…

I suoi occhi pallidi, di un castano slavato, percorsero febbrilmente la sala immersa in quel silenzio inquietante.
Un pensiero la colpì improvviso: mancava il tavolo, per gli Astri, dove era finito? La donna si alzò e andò nel punto in cui la fratina di quercia aveva per tante lune raccolto la sua famiglia per il desco.

Ricordava perfettamente.

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I gatti di Camilla

Quando Camilla aveva nove anni trascorse un’estate a casa della nonna, a Poppi. Camilla era molto felice perché viveva in una grande città e non vedeva mai né la nonna né il nonno.
Quando la bambina arrivò, la nonna l’abbracciò stretta stretta e la portò a vedere la sua camera.
“Questa stanza era della tua mamma quando aveva la tua età.” le disse seriamente. “E’ una stanza speciale: se prima di dormire esprimi un desiderio, dopo tre notti si avvererà. Devi solo ripeterlo ogni sera prima di addormentarti.”
Camilla credette subito a quello che le aveva detto la nonna, perché sapeva che non diceva mai bugie.

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