Il feudatario si rivelò propenso a sottoscrivere l’accordo a condizione però che il messaggio predicato da Adahm, venisse censurato al pubblico. Le due parti suggellarono così il patto, nella formula auspicata dal regnante e il documento venne sigillato in uno scrigno custodito nelle segrete del palazzo principesco. Decorso il ciclone di angustie e nefandezze, la popolazione, nella sua integrità, innescò una prolifica politica di estensione coloniale e di sviluppo mercantile e nelle vie fluviali e nelle terre sottoposte a dominio. Il principe aggregò attorno a sé il consenso di validi guerrieri, operativi sul fronte di conquista e forgiati secondo i dettami del patriottismo, siglò un sodalizio con la limitrofa Sturova, a tutela dell’incolumità dei confini territoriali, in passato violati da incursioni barbare. Le gesta militari, tanto decantate, con zelo, dai musicanti, vennero trascritte negli annali di corte e trasmesse dai maestri ai discenti nelle sedi preposte.
La prosperità e la quiete adornarono il tessuto narrativo dei manoscritti, concernenti le dinamiche sociali e il popolo versava in uno stato di profonda beatitudine. Nell’epilogo di una spedizione sul fronte coloniale, il feudatario, si approcciò con un’avvenente donzella, discendente diretta della casata dei Rocher, un tempo egemone su Bratislava. I promessi coniugi fecero ritorno in patria e annunciarono la data delle nozze in un’udienza pubblica, contornata da un nutrito convivio e da giuochi folcloristici. In vista del matrimonio, il principe si appellò al sacerdote, il quale, in adempimento agli accordi pregressi, formalizzò il proprio assenso, in un atto ufficiale. Dopo i concitanti preparativi, ultimati con rigore e meticolosità, sopraggiunse il giorno. Le temperature glaciali si affievolirono, la sfera radiosa, intessuta nel cielo, disciolse abbondanti quantitativi di neve, riversati sulle abitazioni e nei campi. Il variopinto scorcio paesaggistico, in simbiosi con la natura, assunse i tratti di un quadro d’autore. Il santuario ospitò i numerosi convenuti e nell’atrio, adibito per la funzione, venne posizionato un maestoso altare, riecheggiante lo stemma della casata della nubile, in segno di riverenza e venerazione. Il maestro spirituale assunse le redini della cerimonia e si cimentò con una serie di riti mistici e propiziatori.