Il Barabosso piangeva, piangeva. Questa volta il motivo era veramente serio. Era andato con i suoi amici, il Trippiscio e la Pipitotta a fare una bella passeggiata nella foresta. Era una splendida giornata di maggio, l’aria era tiepida e profumata ed i tre amici camminavano allegri. La Pipitotta si fermava ogni tanto a cogliere un fiore ed aveva già formato un variopinto mazzolino. Il Barabosso, meno poeticamente, seguiva un effluvio di miele selvatico che gli solleticava le narici.
Aiuto!!! Sono ingrassato!!!
Il Barabosso piangeva, piangeva. In camera sua, davanti al grande specchio cercava disperatamente di allacciarsi i pantaloni. Niente da fare! Quel benedetto bottone, nonostante i suoi sforzi non entrava nell’asola. Rosso in viso per lo sforzo, le guanciotte rigate da lacrime cocenti, si voltò a guardare i suoi due amici, il Trippiscio e la Pipitotta che lo osservavano facendo grandi sforzi per non ridere.
Il mistero dei dieci euro scomparsi
Il Barabosso piangeva, piangeva. Grossi lacrimoni scivolavano lungo le sue guanciotte pelose e gli bagnavano tutta la giacchetta, mentre, seduto all’ombra di una grande quercia non riusciva a smettere di piangere. Il bosco era silenzioso, stavano calando le prime ombre della sera quando un allegro fischiettio venne a rompere la pace di quei luoghi.
Qualcuno si avvicinava lungo il sentiero ed il Barabosso conosceva bene quel fischio: era sicuramente il suo amico Trippiscio, spirito allegro e birichino che, con fischi e canti esprimeva la sua gioia di vivere.