Certo, il suo delitto era stato un raptus, un momento di follia incontrollata e per un attimo tornò alla scena dell’omicidio di Marta. Alzò lo sguardo, vide la sedia elettrica e la mente scappò nel ricordo di ciò che indirettamente lo aveva portato lì.
Marta, una ragazza giovane e in preda al terrore, abbandonata dalla famiglia e incapace di liberarsi dal giogo della droga e del vizio. Tutti gli abusi e le dipendenze non sono un male che agisce da fuori ma è la voragine che si ha dentro e che tende a colmarsi in modo infantile e orgiastico: si è molto più gonfi che pieni nel drogarsi di tutto.
Marta era gonfia di tutto ma dentro di sé quella sera aveva deciso di riscattarsi in qualche modo. Non voleva un’orgia, un festino come avevano deciso. Voleva Jack, aveva deciso di provare a cambiare, di darsi una possibilità e forse quel viso da bravo ragazzo le aveva dato l’input per tentare di aprire una porta all’affetto e all’amore.
L’usura di Jack, il suo cammino così faticoso dentro sé e l’annichilimento causato da anni di sostanze stupefacenti aveva fatto sì che alla sensibilità si sostituisse l’ottundimento, l’offuscamento, la confusione, la lontananza dall’essere umano che comunque nel fondo era. Ma l’animale prevale quando, delusi dalla ricerca di un senso della vita, ci si abbandona alla sopravvivenza materiale.
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Metempsicosis – A morte (02)
Metempsicosis – A morte (01)
Jack si sentì strattonare, come un figlio che non vuole sentire la sveglia in un giorno di scuola. Mormorava, biascicava, a un certo punto gli parve di tirarsi le coperte sulla testa.
Era semicosciente a causa del sonno e dai trapassi avuti, quasi pensò che fosse stato tutto un sogno: la macchina, il delitto, l’erba, le visioni. Si sentiva quasi alleggerito e tornato alla “realtà”.
Gli strattoni persistettero sempre più forti, poi le grida e infine una botta forte.
Con gli occhi socchiusi Jack alzò lo sguardo e, nel sentirsi riavere di essere tornato essere umano, ebbe un sussulto di gioia. Finché, dopo quei cinque secondi in cui realizzi di esserti svegliato, si rese conto di essere in una cella e di avere davanti a sé due secondini, uno in cella e un altro appena fuori.
Stewart Peddingson, lo chiamavano i secondini. Gli dissero che era giunta la sua ora, che dovevano accompagnarlo alla sedia elettrica e si meravigliarono della sua sorpresa, che interpretarono come una forma di difesa psicologica all’inevitabile.
“Se questo è il mio destino” pensò Jack “come posso evitarlo?”
L’inevitabilità era sempre il sentimento di fondo, lo spavento dell’irrinunciabile, di ciò che si svela. La sua paura più grossa ora era il dolore che avrebbe provato durante l’esecuzione.
Il panico prese il sopravvento sulla razionalità, cominciò a scalpitare, a reagire, i secondini lo tenevano stretto nonostante le catene ai piedi e alle mani.
Jack passò davanti al vetro di una cella e si vide; ciò che vide lo bloccò in un attimo.
La memoria cominciò a setacciare seguendo quella sensazione che si ha davanti a un viso che si pensa conosciuto. Scava e riscava, un brivido gli salì lungo la schiena.
Stewart Peddingson, lo strangolatore, aveva ucciso venticinque donne; stuprate, ammazzate e sotterrate nel giardino di casa. Una belva, un caso che aveva riempito pagine di giornali per mesi e, inevitabilmente, quella faccia non si poteva certo scordare.
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Metempsicosis – 03 – A morte!
Svegliati! Svegliati!
Io non so che cosa vuoi dove sono adesso io
Condannato a morte sei la tua ora è giunta ormai
Ero filo d’erba che si era spento al buio e poi
Cosa dici pazzo sei tanto non ci sarà un poi
Muoviti! Muoviti!
Tutti aspettano le sei ora in cui tu morirai
sedia elettrica per chi ha stuprato la poesia
Io non so chi sono sai sembra un incubo oramai
un patibolo per chi in realtà non è già qui
Siediti! Siediti!
E’ giunto il momento tra un po’ sarò spento
da elettrica luce di un dio incapace