Il sushi da Giulia
Oggi è protagonista il riso.
Una domanda mi è sembrata d’obbligo ed ho chiesto: perché il riso?
Perché, ha risposto la poeta, solo se entri nel suo regno d’origine sarà svelato il mistero dell’incontrastato imperatore; le altre sono rimaste in silenzio e non è stato possibile avere ulteriori ragguagli.
Potenza delle sintesi metaforiche!
Le parole di Lucia hanno però in qualche modo orientato il mio pensiero ed ho ritenuto che il motivo potesse risiedere nella novità: la cucina orientale del riso è diversa e come tutte le cose diverse può attirare l’attenzione; mah!
Procediamo.
Il tutto è iniziato con la cottura del riso a cui si sono dedicate con caparbia accuratezza .
Ho chiesto quindi alle specialiste di spiegarmi perché fosse necessario darsi tanto da fare per bollire del riso.
Si sono guardate tra loro e l’atteggiamento tradiva la sicumera tipica di quei molti che si sentono ormai provetti in cucina e che pertanto ritengono le spiegazioni non necessarie; però si sono sedute e, presa la cosa con filosofica serenità, hanno iniziato a dire, rispettando scrupolosamente il proprio turno di silenzio e intervento, che il vero segreto di molti piatti orientali è proprio nella cottura del riso, cereale versatile e ingrediente base.
Quando avrai assaggiato il riso cucinato secondo la cucina orientale scoprirai di non aver mai assaggiato e gustato niente di più diverso dal sapore a cui eri abituata e che credevi l’unico.
Giulia ha così sentenziato! E Lucia ha rincarato la dose Se vuoi scoprire il favoloso e magico mondo dei profumi e delle eleganti pietanze giapponesi devi innanzi tutto imparare a cucinare il riso.
Se la poeta gioca ed esagera con le immagini, sono decisamente rimasta colpita dalle affermazioni di Giulia sempre così precisa, senza eccessi, senza sbavature sentimentali.
La più caustica e senza fronzoli, contrariamente al suo standard muto, è stata Marta che ha concentrato nelle indicazioni sulla cottura tutte le sue spiegazioni e con fare deciso ha iniziato dicendo che la cosa migliore sarebbe riuscire ad acquistare il riso giapponese, che ha i chicchi piccoli e tondi, ma se non lo si trova si può ripiegare su un riso delle stesse dimensioni che però non sia parboiled (che vuol dire scottato, mi ha chiarito a richiesta).
Dopo averlo lavato bene, va fatto riposare in acqua fredda per 15 minuti. Una volta scolato si mette in una pentola con tanta acqua-tanto riso : una tazza di riso e una di acqua, abbondante.
Si fa cuocere quindi a fuoco vivace per 5 minuti fino a che non ha sviato il bollore, quindi per un altro minuto e poi a fuoco dolce per altri 5 minuti, sempre con il coperchio sulla pentola. Quindi fuoco nuovamente vivace per qualche secondo. Passato questo tempo si spegne il fuoco e si lascia riposare per altri 15 minuti sempre con il coperchio chiuso.
E’ così che il riso mantiene tutti i suoi profumi.
A questo punto Marta ha ritenuto chiusa la conversazione; si sono quindi alzate e si sono rimesse al lavoro.
Silenziose e organizzate, si muovono senza fare rumore, senza intralciarsi, senza domandarsi; sono perfettamente autonome e nello stesso tempo collaborative.
Incredibile! E’ la prima scoperta di oggi, credevo che in cucina il cicaleccio fosse d’obbligo.
Ritorna spontaneo il mio ricordo di bambina e rivedo e rivivo i giorni delle grandi feste e riunioni di famiglia, quando le donne preparavano il pranzo: nella vasta cucina, densa di vapori d’inverno e inondata di luce d’estate, risuonavano risate di giovani donne eccitate dalla novità e dallo stare insieme accompagnate da canticchiate più o meno accennate e stonate o colpi di tosse, ma anche parole sussurrate, parole urlate, lì, davanti al lavello, facendo i piatti o lavando le verdure e aria di complicità, tutta al femminile, nell’atmosfera festosa.
Qui no, qui è tutto rigoroso, geometrico, intellettuale.
Marta è irriconoscibile! Un’altra donna. Nonostante mantenga il suo aspetto dimesso sembra vivificata da una nuova luce. I suoi movimenti sicuri e precisi denotano una certa grazia sebbene repressa, ma soprattutto un’elevata professionalità; una vera scoperta.
originale e promettente anche il seguito
il seguito è promettente
La fragile,complessa alchimia che sta alla base della preparazione dei cibi , si riflette ,come uno specchio ,sulle diverse sensibilità umane che interagiscono all’interno di uno stesso spazio,percepito,vissuto e fruito secondo le proprie differenti “alchimie”caratteriali.Sintesi,metafora del variegato”zoo umano”? Racconto speziato dove ciascuno può trovare il proprio aroma.