Ep. 1: “La nascita di Supermegaboy”
Era un tranquillo pomeriggio di mezza primavera a Firenze City quando l’anonimo Facundo Mostarda, tuttofare al Florence City Telegraph, per riposarsi dalla dura mattinata lavorativa al giornale, andò a prendere un po’ di sole sul terrazzino dei suoi genitori in costume essenziale olimpionico e ciabatte da doccia, e si portò dietro un giornaletto e un teino al limone, e tutto procedeva per il verso giusto finché dalla finestra del piano di sopra si affacciò la Lia Rottazzi con in mano una pentola piena di una brodaglia ustionante e nauseabonda, e siccome non voleva intasare il lavabo di cucina con quell’avanzo di rigovernatura, decise di disfarsene gettandolo di sotto, ma quella sbobba bollente che sapeva di cozze, vermuth e scioglicalcare liquido andò a finire proprio sulla testa di Facundo che divenne amaranto, urlò dal dolore e poi svenne, e la Rottazzi lo vide e sbuffò di farla finita con tutta quella pantomima ché al massimo s’era schizzato uno stinco e i giovani d’oggi sono dei gran rompicoglioni che non hanno voglia di fare un cazzo e sono sempre a lamentarsi e poi lei non aveva fatto niente di male e anzi aveva seguito le indicazioni igienico sanitarie del comune che si raccomandava di non buttare oli e intingoli bollenti negli scarichi per non distruggere le fognature e ustionare le chiappe alla fauna fluviale, e allora lo mandò a fanculo e chiuse la finestra, e Facundo rimase là senza sensi per un bel pezzo finché quella sera lo trovò la madre e siccome la pelle da amaranto era diventata granata disse al marito di prendere nell’armadietto del bagno un po’ di Foille, ma siccome Facundo non dava segni di vita e anche il battito al polso era un po’ lento, per ridestarlo decisero di fargli trangugiare un bicchierino di distillato all’anice da 90° comprato una ventina d’anni prima a Monte Oliveto Maggiore, ma non appena trangugiato Facundo sbarrò i bulbi oculari, bramì come un daino e tracollò ancora una volta, allora i genitori decisero che dopo il quizzone televisivo e una veloce merenda-cena l’avrebbero portato all’ospedale per una controllatina e infatti dopo un’oretta presero il caffè e andarono a Careggi e lo lasciarono al pronto soccorso dove i medici l’attaccarono a delle macchine e lo portarono su in corsia, e Facundo intanto delirava e chiedeva agli infermieri di portare un po’ di sedie per tutte quelle persone che venivano a trovarlo e gli infermieri gli dicevano ma che cazzo dici che qui non c’è nessuno e lui invece insisteva e fu lieto di presentare ai presenti il filosofo Agostino d’Ippona e il patriota Ciro Menotti, mentre alla sua destra introdusse il compagno Lev Borisovic Kamenev e il ballerino e coreografo Antonio Esteve Ródenas con cui disquisì di Carmen e Bizet, mentre gli altri pazienti lo scrutavano in silenzio e l’infermiere che gli toglieva la padella diceva che quella era l’ultima volta che gli avrebbe tolto la merda da sotto il culo perché di energia per tutte quelle stronzate ne aveva anche troppa e quindi poteva andare in bagno da solo, ma a Facundo mancò improvvisamente il fiato proprio quando Agostino gli stava per spiegare la sua nuova idea di tempo, e svenne, e il mondo continuò a girare senza che lui riprendesse i sensi e così rimase per qualche ora finché la luce venne spenta e tutti si misero a dormire, tranne il vicino di letto che russava e mugghiava come un pony in calore, e d’improvviso Facundo si svegliò, aprì gli occhi e la sua pelle era tornata rosa e non aveva più dolore, si sentiva bene, pieno di energia, e anzi non si sentiva così euforico da quando la Caterina Del Gesso, ufficio spedizioni al Telegraph, non gli aveva permesso di mettere la sua faccia tra le tette, e così decise di liberarsi dalle cannule e dai fili, si alzò in piedi senza far rumore per non svegliare gli altri pazienti e cercò nell’oscurità della stanza i vestiti e le scarpe, e guardando verso il pavimento si accorse con stupore di due cose, la prima che non aveva vestiti con sé ma solo un costume da piscina, e la seconda che malgrado l’assenza di luce poteva vedere distintamente tutti i pappagalli stracolmi di urina sotto i letti, oltre a un portachiavi con Titti poggiato su un comodino, e allora Facundo si rese conto che era entrato in possesso di un superpotere che gli permetteva di vedere gli oggetti gialli malgrado l’oscurità e la distanza, un potere che subito ribattezzò “supermegayellow”, e si convinse che il suo organismo aveva subito una mutazione genetica a causa della mistura nauseabonda della Rottazzi unita al distillato dei frati all’anice, e pensò anche che non c’era tempo da perdere e che doveva scappare subito perché era diventato un supereroe e tutti sanno che i supereroi hanno dei cattivi alle calcagna che gli vogliono fare il culo, e allora rubò una vestaglietta in cotone battuto, inforcò le ciabatte e uscì dal reparto alla ricerca di un nascondiglio, perché doveva pensare a cosa fare dei nuovi superpoteri, se diventare un supereroe paladino del bene e aiutare i bisognosi o farsi i cazzi suoi, ma in quel momento incontrò in corridoio un’anziana donna che piangeva accasciata su un distributore automatico di bevande perché aveva messo cinquanta centesimi per prendersi una merendina al cocco che ne costava trenta e la macchinetta non le aveva dato il resto, e allora Facundo capì che era suo dovere mettere i poteri a disposizione dei più deboli perché non fossero in balia delle ingiustizie e della malvagità proprio com’era accaduto a quella povera signora che non aveva avuto il suo resto di venti centesimi, e così uscì dall’ospedale felice di aver capito quale fosse la sua missione e già aveva deciso che si sarebbe chiamato Supermegaboy.
つづく
Estratto da: www.supermegaboy.it
Per seguire le avventure di Supermegaboy collegati ogni settimana al suo blog!
Sì, insomma, io c’avrei messo qualche virgola in più. Anche qualche punto e virgola. Però si fa leggere.