Sussurrasti “La notte è giovane, e anche noi”, e io ti guardavo. E ascoltavo.
Appoggiati al muro abbiamo teso l’orecchio al sordo gracidio delle rane che cantavano la loro vita e, nonostante la notte fosse fredda, la tua mano era calda.
Più tardi hai guardato le stelle mentre osservavo l’umido della sera rapprendersi sulle tue dita, in un momento che non perderò mai.
Quella notte abbiamo dormito sull’erba e la mattina abbiamo mangiato ciliegie. Guidammo per ore, quel giorno; non c’erano edifici, solo marrone e oro e verde e blu, crinali e colline. Ci fermammo dopo il tramonto.
“Solo una notte”, hai detto, e ci siamo sistemati sul materasso troppo morbido con le coperte troppo leziose. Sorrisi guardando le piccole finestre e i muri granulosi, mi sentivo comunque a casa.
“Ho bisogno di te”, ti dissi, “perciò non lasciarmi mai più sola”.
L’angolo della tua bocca si increspò in un sorriso e mi guardasti con i tuoi occhi infiniti.
Mentre mi accarezzavi i capelli, mi sono addormentata.