Prefazione
“Le idee delle cose stanno in colui che le percepisce e l’essere delle cose sta nell’essere percepito”
George Berkeley
Il rosso e il nero della comunicazione è una raccolta di riflessioni sulla circolazione delle informazioni, in termini di distribuzione del sapere pubblicamente condiviso, che avviene attraverso i mezzi di comunicazione di massa. Riflessioni che si sviluppano intorno a vari temi, dalla natura intrinseca della comunicazione mediata, ai suoi interpreti/attori, alle mutazioni in corso, senza perdere di vista le interconnessioni tra sistema informativo, sistema democratico e sistema di mercato.
Il sistema informativo, in ambito giornalistico, si basa sui processi di produzione delle notizie. Ma che cosa è una notizia? Per rispondere prendo volentieri in prestito la famosa vignetta di Altan. La notizia ha alle spalle una situazione da interpretare. La notizia è un fatto interpretato.
In una precedente versione cartacea di questo testo mi limitavo a dire che “ci sono relazioni forti tra tecniche di scrittura ed effetti e la cosa più importante resta la capacità di discernimento del giornalista”. E affermavo: “bisogna sempre saper distinguere quando sia opportuno abbandonarsi ai piaceri di uno stile new journalism e quando, invece, si debba rigidamente rimanere ancorati ai criteri dell’obiettività”.
Oggi mi chiedo: e il supporto? Questi nuovi media che consentono di distribuire notizie che non sono più categorizzabili in maniera tradizionale (ovvero pezzo scritto, pezzo radiofonico, servizio televisivo) e che oltre a essere multi-piattaforma sono geneticamente ibride, che tipo di impatto producono?
Questo ebook, nato dall’esperienza giornalistica dell’autore, cercherà di approfondire il controverso tema degli effetti cognitivi dei mass media combinando l’esposizione delle principali teorie scientifiche con il racconto di episodi storici rilevanti per dimostrare come certi vizi vengano da lontano e siano figli dell’intricato rapporto esistente tra sistema politico e “Quarto potere”.
Sveliamo ora le ragioni che mi hanno indotto a utilizzare come titolo di questo saggio quello di un celebre romanzo. Il 15 dicembre del 1827 il tribunale di Grenoble condanna alla pena capitale il giovane seminarista e precettore Antonio Berthet per tentato omicidio. Dopo la decapitazione (23 febbraio del 1828) la storia del giovane diventa di dominio pubblico grazie a un’intensa copertura giornalistica effettuata dalla Gazette des tribunaux.
La gazzetta riesce ad avvincere i suoi lettori con quattro giorni di doviziosa cronaca su fatti e protagonisti del tentato omicidio e sul dibattimento processuale. Il racconto della vicenda è così coinvolgente da eccitare le fantasie dei lettori e in particolare quelle di uno di loro, quelle di Stendhal. Poco prima che il romanzo fosse pubblicato con il titolo “Julien” (e sottotitolo “cronaca del 1830”) Stendhal viene folgorato da un colpo di genio e tira fuori un nuovo titolo, quello definitivo, “Il rosso e il nero” (e sottotitolo “cronaca del secolo XIX”). Un titolo decisamente pregno di una forte carica simbolica.
Molte sono state le interpretazioni (il rischio di un destino ignoto, come quello che il giocatore d’azzardo decide di affrontare al tavolo stregato della roulette; lo scontro fra la sinistra liberale e l’alto clero; la veste del prete e il sangue di cui si macchia o viene macchiata; amore e morte; ecc.) ma la mia preferita è quella che associa al rosso la ventata innovatrice dell’età napoleonica e al nero la cappa e il grigiume della Restaurazione.
Nel 2002 scrivevo: “Anche oggi siamo in piena rivoluzione, anche se a farla non è un condottiero dalle eccellenti doti (propagandistiche e militari) ma un esercito di 1 e di 0. Il rosso e il nero possono così essere associati all’informazione (vero/falso) attribuita a ciascun bit, oppure al rosso della rivoluzione digitale contro il nero degli inquisitori, di coloro che anelano una restaurazione a dir poco anacronistica”.
E oggi? C’è chi sarebbe tentato di associare il rosso agli ebook e il nero alla carta stampata, ma sarà proprio così? O in questo caso vecchio e nuovo potranno convivere? Certo è che l’utilizzo di dispositivi mobile ha riavvicinato le persone “pigre” alla lettura di notizie e in parte di giornali. Faccio distinzione tra “lettura di notizie” e “lettura di giornali” perché il giornale, il telegiornale o il radiogiornale non sono più i contenitori naturali delle news, anche se fruibili sul web.
Pensiamo ad esempio al blog di Beppe Grillo, che non può essere definito un giornale online in senso stretto ma che è sicuramente un contenitore di notizie e di commenti che è diventato un importante punto di riferimento per tantissimi frequentatori di Internet. Questa ventata rivoluzionaria fatta di bit e di supporti, che sta scuotendo il sistema informativo con l’avvento del “giornalismo fai da te” ma anche con il consolidamento del giornalismo professionale online, ha subito ripartito giornalisti e studiosi di giornalismo tra coloro che sostengono che questa sia la grande occasione “per rinnovare una professione agonizzante e riallocare la figura del giornalista in uno spazio pubblico in metamorfosi” e coloro che la percepiscono come un colpo di grazia.
L’obiettivo che ci dovremmo porre, durante la lettura, è quello di conquistare una maggiore consapevolezza del passaggio storico che stiamo vivendo per costruire un’idea di giornalismo equilibrata e non drogata né dall’eccessiva carica di entusiasmo che ogni novità comporta né soffocata dai timori di coloro che hanno, diciamo così, uno spirito conservatore.
Un altro obiettivo di questo ebook è insinuare il dubbio sullo strapotere della televisione, accusata da sempre di essere la fonte di tutti i mali. La tesi sostenuta è che la televisione sia un semplice catalizzatore di mode e che i veri problemi abbiano ben altra fonte. L’avvento di Internet e dei social network ha estremamente ridotto l’importanza del “Quinto potere” e ha dimostrato come sia possibile, oggi, accedere a una pluralità di fonti e organizzare opinioni pubbliche su un’agenda di temi non più “imposta istituzionalmente” attraverso i canali classici di distribuzione delle informazioni.
La fluidità e la trasversalità del web stanno modificando le democrazie e il concetto di cittadinanza. Viviamo un momento storico eccezionale e la “Primavera araba” ne è un esempio straordinario. Le forme di partecipazione stanno cambiando e il démos sta trovando nel web una nuova piattaforma sulla quale organizzarsi, apprendere, entrare in contatto con le diverse realtà e con gli altri. Altro che schiavi della tv!
In conclusione, questo saggio vuole dare il proprio contributo all’eterno dibattito sul potere dei media e sul concetto di post-democrazia. In più lascia aperto un canale di comunicazione tra lettore e autore per approfondire questa discussione online. Questo ebook non dà certezze, ma vuole essere un pre-testo per dare il via a nuove riflessioni su questioni che sono estremamente dinamiche e affascinanti.
Stefano Angelo
Yo estaba presente mientras componía su tesis entre una borrachera y otra!!!!!es un milagro que saliera algo bueno!!!!!!!!!!!
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