Le giornate come quella, a dicembre inoltrato e con quel sole ridente, le ricordavano costantemente quanto fosse fortunata a vivere in quella terra accogliente e gioiosa. Adorava la solitudine delle spiagge, svuotate dal vociare perpetuo dei bagnanti. Si mise addosso le prime cose che trovò, si armò dei fedeli strumenti da esplorazione subacquea e, a cavalcioni della sua inseparabile bicicletta, si spinse verso la spiaggia.
Il silenzio delle campagne, rotte solo dal frinire dei grilli e dal cinguettio degli uccelli, la caricarono di buonumore. Era una di quelle eccitanti giornate in cui si sentiva parte della natura, una sensazione che la inebriava. Fu per questo che l’arrivo dei nuvoloni non le fece paura. Era abituata ad entrare in mare anche in quelle condizioni, si trattava solo di nubi passeggere… Arrivò sul limitare della spiaggia, costeggiò la chiesetta che si erge solenne al centro della piccola baia, scese le scale ed immerse i suoi piedi scalzi sulla sabbia tiepida.
Si guardò attorno. Solo due persone in lontananza. Semi deserto. Proprio quello che desiderava. Si immerse dolcemente nell’acqua, aspirando a pieni polmoni quello sprazzo di vita così autentica. Decise di esaudire quel suo desiderio mattutino di esplorazione marina, dovuto ad un sogno che l’aveva turbata e che la vedeva alle prese con un cavalluccio marino gigante che cercava di ammaestrare, una sorta di rodeo marittimo. Una cosa molto poetica, pensò sorridendo.
Si mise la muta, le pinne, la maschera ed il boccaglio e si diresse verso la torre, a ridosso del luogo sacro che più la intrigava sin da piccola: le rovine dell’antica città di Nora. Le piaceva perlustrare quei fondali in cerca di nuove tracce degli insediamenti che si erano susseguiti in quelle terre. Si spinse più lontano del solito quasi senza accorgersene, trainata anche dalle correnti che la cullarono dolcemente fino al capo sul quale fa capolino la torre. Si fermò guardandosi indietro. Era finita troppo oltre e le nuvole erano aumentate, doveva tornare…
Si girò di nuovo attratta da uno strano sibilo. Un enorme tornado dall’aspetto mostruoso volteggiava nel cielo in spirali sinuose che si dispiegavano fino alle acque che fino a pochi istanti prima la ospitavano accoglienti. Quella terribile forza della natura si dirigeva spietata proprio nella sua direzione. Fu solo una frazione di secondo. Un terribile panico la avvolse e sentì un pugno allo stomaco, come un bel diretto assestato all’improvviso dal tuo peggior nemico. Era la paura, la consapevolezza di trovarsi, fra tutte le possibilità dell’esistenza, proprio esattamente nel posto sbagliato al momento sbagliato. Fu solo un attimo, perché fu inghiottita dai flutti e perse i sensi.