Anche al battesimo del suo primo figlio Massimo fu invitato, e tutti erano festosi. Suo marito le aveva regalato una broche. Una broche perché sono vecchia, Gloria aveva pensato. Ed era corsa dal massaggiatore affinché il suo amante non la trovasse sciupata. Ma Massimo era gentile, non la guardava con troppa insistenza alla luce del giorno, e la faceva sentire una femmina. Quell’uomo era la sua vita.
Lei ringraziava Iddio di essere così bella, e quando incrociava una donna brutta per strada si chiedeva sinceramente come facesse a vivere. A volte si girava per continuare a guardarla.
Massimo era scapolo, andava spesso a cena da loro, e suo marito cucinava volentieri, anzi, mandava la cuoca al cinema per mettersi ai fornelli.
Lei aveva così un’istantanea della sua vita: un marito, con un grembiale da cucina e un vassoio di granchi semoventi, e il suo amante, che raccontava barzellette proprio ben interpretate. Talvolta si sentiva perduta, perché quei due parlavano di tante cose. In quei momenti andava a controllare il bambino, che era al piano di sopra, nel suo letto a baldacchino, contornato da pupazzi e burattini, addormentato su Mangiafuoco. Quando ridiscendeva però tutti e due la stavano aspettando e le sorridevano. Gloria sapeva che queste cene erano dedicate a lei.
Sovente Gloria andava dalla cartomante.
Quando saliva gli scalini di marmo, sempre strisciati dalle ruote delle biciclette, la bramosia era in vantaggio su di lei di almeno due piani.
Olga era ucraina, anche se parlava milanese e non si stufava mai di ascoltare dettagli. Una volta Gloria le spiegò per filo e per segno che tipo di negligé aveva indossato per Massimo e si alzò per dimostrare che non aveva più pancia, finalmente. Olga prese i tarocchi e gli parve che gli imperatori, i papi, le temperanze, e perfino la morte, avessero gli occhi assonnati.
Gloria voleva sempre sapere se Massimo l’avrebbe amata per sempre.
A Olga sfuggì un ciuffo dal turbante, rivelando un biondo cenere caucasico indipendente e naturale. Chiese a Gloria di focalizzare l’attenzione su Massimo ma lei non riusciva a smettere di pensare al suo parrucchiere, e a una sua frase: “c’è la bionda cenere e la bionda calda, e questo, a letto, ha una sua importanza”.
Rientrando a casa trovò marito e figlio seppelliti dai cuscini.
Germano non voleva imparare le divisioni, suo padre lo convinceva sul divano, gli spiegava che era assolutamente necessario. Si profondeva in esempi pratici. Aveva buttato all’aria il cassetto delle posate e composto parecchie file di arance e di pere sul tavolo, e ora le stavano mangiando. Gloria sapeva che sarebbe arrivato Massimo, di lì a poco, e corse a cambiarsi.
Solo una volta aveva dormito con Massimo, a Ischia. Avevano cenato in camera e Gloria aveva la ferma intenzione di non abbandonarsi al sonno, per non perdere neppure un istante. Ma il sonno la vinceva e lei si era organizzata: sotto il cuscino uno specchietto e i suoi eye-liner. Ogni volta che si svegliava, nella notte, si rifaceva il trucco.
Al mattino le vaschette erano finite e gli occhi di Gloria erano soprannaturali. I contorni azzurrati si spandevano fino alle tempie, le ciglia fluttuavano come farfalle, le pupille avevano lo spazio vuoto e pieno del giorno, sostenute dall’arcano più notturno delle sopracciglia.