Osservare – 2/2

Merda c’è ancora la commessa!” gridò uno mentre Elena cercava di nascondersi.
Dacci subito l’incasso!” gridò l’altro uomo. Entrambi avevano il viso coperto e impugnavano una pistola.
Elena corse alla cassa per prendere i soldi e li passò con mano tremante a quello più vicino a lei. L’altro stava prendendo tutto quello che trovava interessante: cinture e golf di marca. Quando qualcosa non gli piaceva lo buttava a terra e lo rompeva o lo calpestava.
Sei carina sai?” stava dicendo l’altro a Elena, pietrificata vicino al bancone.
Smettila, non abbiamo tempo per questo” grugnì l’altro ladro afferrando la borsa di Elena e prendendole i soldi, il verme.
Lo dici tu, è carina questa” e con un dito guantato le accarezzò il collo con aria possessiva.
E poi cosa ti importa? Stasera non verrà nessuno“.
Io me ne vado, te la vedi tu con questa. Ti aspetto, ma solo dieci minuti” disse l’altro verme uscendo dal negozio devastato.
Per favore… No…” disse con voce tremante Elena.
Ora ci divertiamo un po’, tu fai quello che ti dico e torni a casa per Natale tutta intera“.
Elena annuì e aspettò. Vidi lo scintillio nei suoi occhi. Pregai che non facesse niente perché quell’uomo puzzava di muffa, come se fosse marcio.
Lui le disse di togliersi il maglione e si avvicinò mentre lo faceva. Elena fece finta che non si aprisse uno dei bottoni e lui le si avvicinò bruscamente. Forse per strappare il maglione.
A quel punto Elena gli diede un calcio al ginocchio e cercò di scappare. Lui si piegò, ma la prese nuovamente per il braccio.
Non vidi nemmeno io cosa successe ma partì un colpo della pistola.
Se avessi avuto un cuore si sarebbe fermato in quell’istante.
Il ladro indietreggiò con le mani sporche di sangue e poi si dette alla fuga mentre Elena rimaneva a fissare una macchia rossa sul suo golf bianco. Fece alcuni passi e prese il telefono, ma scivolò.
Oh Dio… Oh Dio…” sussurrò guardando il soffitto “non voglio morire… Non voglio… Aiuto…
Teneva in mano la cornetta del cordless ma sembrava averlo dimenticato. Mi guardò con gli occhi pieni di lacrime, già pallida.
Piano piano chiuse gli occhi e la mano le scivolò di lato macchiandosi del suo stesso sangue.

Come ti senti oggi Elena?“. Anna portava un gran mazzo di fiori che la nascondevano quasi completamente. Lo posò sul tavolino della stanza d’ospedale di Elena.
Meglio, in un paio di giorni mi lasciano tornare a casa” rispose con un debole sorriso.
Come vanno le cose al negozio?
Era un mezzo disastro, dovremo tenere chiuso per un po’, ma non preoccuparti, non è niente di irreparabile“. Anna sorrise nervosamente. Quando la polizia l’aveva chiamata era quasi svenuta, stava preparando il cenone. Per quello aveva lasciato Elena da sola in negozio a chiudere i conti.
Si sedette accanto a lei e le prese la mano.
Elena… Perdonami, io… Se avessi saputo…” aveva gli occhi pieni di lacrime.
Sono stata stupida io, quando si è avvicinato quel maiale ho voluto reagire. Probabilmente non sarebbe successo niente se fossi rimasta tranquilla“.
Bussarono discretamente. Un poliziotto entrò chiedendo se poteva fare qualche domanda.
Vado a prendere un succo di frutta, torno tra poco” disse Anna allontanandosi.
Vorrei solo ricostruire l’ultima parte dell’aggressione” disse il poliziotto “Erano le dieci e quindici“.
Sì, stavo per uscire ormai. Sono entrati in due“.
Segni particolari?
No, purtroppo no. Avevano il viso coperto e non avevano accenti. Ero troppo spaventata per capire altro…“.
La ricostruzione andò avanti per qualche minuto, alla fine il poliziotto si grattò il collo.
Qualcosa non va?” domandò Elena.
Sì. No, voglio dire… Ci sono alcune cose che non coincidono secondo i nostri dati. Potrei chiederle per esempio se è davvero certa di essere stata sola quella sera?
Certo… Ero sola, la mia collega era uscita prima per preparare la cena. Perché questa domanda?
Si tratta della chiamata al pronto soccorso. Lei non aveva composto il numero“.
Io… No, avevo preso il telefono, ma non ho composto il numero. Credo di essere svenuta. Io… Credevo che i vicini avessero chiamato i soccorsi sentendo il rumore….” disse Elena cominciando a sentirsi decisamente confusa.
A volte è difficile ricordare esattamente cosa succede in questi casi. Forse può servirle risentire la registrazione del pronto soccorso” propose il poliziotto.
Prese dalla tasca un piccolo registratore e dopo un paio di tentativi lo attivò. Dopo un lungo gracchiare si sentì la voce di una operatrice del 118.
Pronto, 118“.
Prima si sentì un fruscio. Elena capì dopo che si trattava del suo respiro affannato.
Oh… Dio…
Era la sua voce sommessa, un sussurro.
Non riesco a sentirla. Parli più forte. Cosa sta succedendo?
Un altro fruscio. Forse qualcuno aveva raccolto la cornetta.
Una donna è ferita“. Era una voce maschile.
Cosa è successo?” chiese l’operatrice “Mi descriva le condizioni della persona che ha bisogno di aiuto
Le hanno sparato, ha una ferita al torace. Perde molto sangue” rispose l’uomo.
Mi dica dove si trova, le invio un’ambulanza
L’uomo dette l’indirizzo.
Cosa posso fare?” disse lui con aria spaventata.
Non attacchi e continui a parlare con lei“. L’operatrice dette qualche istruzione per fermare l’emorragia.
Elena… Sono qui, non preoccuparti… Non ti lascio sola“.
Silenzio.
Arriveranno presto. Non ti lascio“.
Ancora silenzio.
L’ambulanza è vicina ormai, continui a parlare“.
Il telefono registrò la sirena dell’ambulanza.
Signore… Non mi ha ancora detto il suo nome. Come si chiama?” domandò l’operatrice.
Si chiama Elena” disse l’uomo.
No, voglio sapere il suo nome” insistette l’operatrice.
La sirena si fece ancora più forte, quasi non si sentiva la voce di chi parlava
Mika, mi chiamo Mika“.

 

Osservare – 2/2 ultima modifica: 2012-02-06T11:00:34+01:00 da Chiara Barbagli

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