Ti chiamavano Ligabue
ma eri Antonio Leccabue
camminavi randagio
tra le nebbie padane.
Eri commiserato
canzonato
tu artista da strapazzo
considerato pazzo.
Una tela
un piatto di fagioli
due tele
polenta e baccalà.
Con gli occhi spiritati
il viso corrugato
la mente in confusione
schizzavi colori a volontà.
La tua creatività
prendeva forma
in animali selvaggi
famelici com’eri tu.
Te ne andasti lassù
portando l’arte naif in Paradiso
un coro d’Angeli suonò
e la terra t’onorò.
Ode all’Artista selvaggio
ultima modifica: 2014-09-01T08:33:42+02:00
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