Era opinione comune che Morrok fosse un grande artista, forse il più grande dei suoi tempi.
Nel suo studio, quel pomeriggio, c’era un’opera quasi completa.
Per renderla perfetta ci stava lavorando già da due ore.
Ogni tratto del suo particolare pennello tracciava un segno netto e preciso, senza sbavature. Questa era la sua specialità: un’esecuzione perfetta con linee tracciate senza alcuna esitazione, per questo la sua opera era considerata degna dei sacerdoti del tempio maggiore e dei nobili.
Sorrise compiaciuto al pensiero della meraviglia che avrebbe suscitato questa sua ultima creazione.
Un movimento leggero della mano e un nuovo segno perfettamente curvo fu tracciato.
“Azar, portami del vino di Priss.” esclamò rivolto al suo servitore, che rimaneva da ore devotamente seduto ai suoi piedi. All’ordine del suo padrone, Azar uscì in perfetto silenzio dallo studio, spostando con cura le tende che delimitavano il suo spazio di lavoro.
Senza testimoni, Morrok si concesse di stiracchiarsi per dar sollievo ai suoi muscoli intorpiditi. Inoltre, non desiderava che il suo servo assistesse all’ultima parte del suo lavoro. Non era saggio far vedere a esseri inferiori i segreti del suo mestiere.
Il pittore si alzò e andò a prendere una rara lacca estratta da piante provenienti dal profondo Sud che usava esclusivamente per fissare il colore. Dopo aver steso quell’ultima mano, poteva esporre la sua opera ed essere certo che né il calore né la luce l’avrebbero intaccata.
In un raro attimo di tenerezza si rivolse direttamente al suo disegno vivente, con occhi luccicanti di emozioni le parlò così:
“Mia cara opera, ormai stai per diventare immortale. Sei stata selezionata per il duca di Umar e sarai presentata per la loro festa questa sera. Sarai assolutamente perfetta, fidati. Il tuo sacrificio sarà gradito a Ordalie e porterai a me fama e onore.”
Le agili mani di Morrok intinsero il pennello nella boccetta viola e quando riemerse controllò che la lama affilata al suo interno fosse in perfette condizioni.
Era così sottile da essere quasi invisibile, perfetta e letale.
Un gemito attirò la sua attenzione, si voltò con un gesto languido, il pennello ancora in mano.
La splendida tela, ciò che prima era una semplice schiava del duca, era completamente ricoperta di sottili tagli nei quali aveva inserito una composto di sua invenzione fatto di veleno e pigmento.
Lentamente il colore si spandeva nei solchi come acqua nei campi e disegnava una enorme farfalla che usciva dal bozzolo e ricopriva interamente il corpo della giovane donna.
Lentamente Morrok sorrise.
Sulla donna era stato riportato un incantesimo potente e letale, la sua forza avrebbe aiutato il duca nella sua ascesa al potere e allo stesso tempo avrebbe aiutato lui in altri modi che il nobile nemmeno immaginava.
La donna aprì gli occhi celesti, velati ma ancora vigili.
Morrok si era curato di usare una mistura di veleno che l’avrebbe lasciata completamente immobile e semi incosciente durante tutta l’operazione.
Del resto, tutti sapevano che le sue opere non avvertivano il minimo dolore.
“Ah l’arte. Mia cara non devi assolutamente muoverti. Sei perfetta così.”