Lo specchio – 3/4

I giornalisti di oggi sembrano avere tutti questo senso del black humor così irritante…
Anche Dawn ci aveva abbandonati. Incredibile. Eppure, me la ricordavo non proprio bene, anzi, devo dire che se non avessero scelto Noel, per la parte da protagonista, nel nostro spettacolo, me la sarei presa volentieri con lei, lasciando in pace le cose tra me e Noel che oramai andavano sempre più disgregandosi.  Credo volesse quella parte tanto quanto me, come anche gli altri la volevano, del resto. Non posso biasimarla per questo.  Se non fosse per il semplice fatto che era la mia migliore amica, o forse ex migliore amica: ultimamente, la linea del fantomatico legame tra noi due era molto confusa.
Un po’, però, mi dispiaceva.

“Ho già sentito la notizia alla radio, ma grazie lo stesso per l’informazione”. Noel, di nuovo, al telefono. “Ah, e sto bene, grazie per il pensiero. Ora, se non ti dispiace, dovrei cercare di arrivare a casa, per ripassare la mia misera parte, per lo spettacolo che verrà rinviato a data da destinarsi. Non dovresti esercitarti anche tu sulla tua magnifica parte da protagonista?”.
“Questo tuo sarcasmo non avrà mai fine, vero Jules?”-rispose Noel, seccato.
“No, mio caro. Preparati: è solo uno splendido inizio”.
“Dio, Jules, non ti riconosco più”.
Di nuovo la lama della verità che mi affondava. Neanche io mi riconoscevo più, ma non  riuscivo ad ammetterlo, ne al mondo, ne, soprattutto, a me stessa.
“Tu, invece, ti riconosci molto bene, vero? Hai ottenuto quello che volevi, sei rinato, adesso puoi anche vedertela da solo. Il nostro viaggio termina qui, signori passeggeri”.
“Non ci provare, Jules”. Troppe volte avevo sentito quella frase. E troppe volte ancora avevo fatto un passo indietro, avevo pianto sulla sua spalla per schiarirmi le idee, per poi convincermi che stavo facendo una stupidaggine, affibbiarmi i miei sensi di colpa e baciarlo sulle labbra. Questa volta, però, non avevo paura delle conseguenze.
“Altrimenti, Noel?”-risposi, spavalda.

Noel scoppiò a piangere. Potevo quasi sentire le lacrime scendergli dagli occhi, infossargli il volto, per poi scivolare sulla cornetta del telefono, attraversalo e giungere dall’altro capo del filo, per poi trafiggermi il cuore e far scattare il classico processo che solo in quel caso si scatenava in me.

“Altrimenti potrei caderci di nuovo e non far più ritorno. E’ questo che vuoi?”- rispose Noel e tutto il mondo si fermò, per attendere la mia risposta. Io stessa ero in attesa di vedere cos’avrei fatto questa volta, ora che tutto era diverso.
“Voglio che tu la smetta con tutta questa messa in scena, sul fatto che hai ottenuto quello che volevi. Ma, a quanto vedo, hai scelto di mentire anche a me, la persona che dici di amare. Bell’amore che dimostri, Noel. Ora lasciami in pace, ho da fare”. Riattaccai il telefono e lo gettai sui sedili posteriori della mia macchina. Speravo si rompesse o che sbagliassi mira e volasse fuori dal finestrino. Volevo non esistere per nessuno, forse neanche per me stessa e quello fu il primo misero passo verso quello che sentivo come un istinto primordiale e come il mio scopo innato.
D’altronde, “non ti riconosco più, Jules”.

***
Quella notte, feci fatica a prendere sonno definitivamente. Un senso di rabbia mi attraversava il corpo, irradiandosi dal torace. Attribuii la causa del mio malessere alla perenne agitazione alla quale ero sottoposta in quei giorni. Miriam continuava a rimandare lo spettacolo ed ogni due giorni partecipavamo all’ennesima prova generale di uno spettacolo che, a parer mio, non sarebbe mai andato in scena.

La malattia e, poi, la morte di Krystal avevano sconvolto già di per sé lo spettacolo; il successivo omicidio di Dawn l’aveva spinto ancor più verso la rovina. Il ruolo della mia ex migliore amica era stato affidato a Jonathan, fratello di Noel, che, da brava riserva, non attendeva altro che quel momento. Sembrava come se quelle morti non ci fossero mai state: entrambe le parti delle vittime erano state affidate a qualcun altro.
Lo spettacolo doveva continuare, in un modo o nell’altro.

Una ricca colazione a base di doppio caffè mi fece riprendere da quella notte insonne, ma il risultato fu anche quello di smuovere ancor di più i miei nervi già tremendamente tesi. Come ciliegina sulla torta, Noel mi aveva lasciato un’infinità di messaggi nella segreteria del mio cellulare, metà dei quali erano pieni di sensi di colpa, mentre gli altri erano solo lacrime e nessuna parola. E come se non bastasse, arrivai tardi all’ennesima prova generale, per colpa di un inatteso traffico mattutino. Giunta finalmente al teatro, trovai Jonathan fuori ad aspettarmi.

“Ti prego, non dirmi che ti manda Noel. È talmente preso dai suoi sensi di colpa e dalle sue insulse lacrime che non ha il coraggio di farsi avanti? ” – dissi.
“Noel è già dentro. Sai, il suo è il ruolo da protagonista … ” – disse Jonathan.
“Sì, l’avevo intuito,ma grazie per avermelo ricordato”.
“… quindi è già dentro da un’ora a provare e, credimi, si sta sforzando per restare concentrato e non volgere lo sguardo ogni due minuti verso la porta, per vederti varcarne la soglia”.

Sospirai, quasi sofferente. “Senti, Jonathan, capisco il bene che tu voglia a Noel, è tuo fratello, ma non ho intenzione di scusarmi, per la sua mancanza di autostima e di orgoglio”.
“Jules, non si tratta di questo. Il tuo comportamento lo sta uccidendo. Cosa diamine ti è preso?”.
“Niente che possa interessarti. Non posso farci niente se io e Noel non leghiamo più come poco tempo fa. Aiutalo, se puoi, a fargli accettare questa triste realtà”.
A quel punto, sembrò alterarsi. “Perché, tu non ne sei capace? Non sono stato io a cambiare repentinamente il mio atteggiamento nei suoi confronti, in quegli degli altri della compagnia e anche di me stesso. Io proprio non ti riconosco più”. Sembrava come se ad essere stato offeso fosse lui.

Di nuovo quella sentenza così lancinante. “Siete in due a pensarlo”-risposi.
“No, Jules, siamo in molti ormai a pensarlo. Miriam fra tutti”.
“Perché mai Miriam dovrebbe impicciarsi in queste faccende? Cos’è, ora le sta a cuore l’animo del povero Noel dal cuore spezzato?”.
“Non ti facevo così incapace di comprensione. Eri la persona più splendida che avessi mai incontrato, e tu lo sai”.
“Oh, bene. Poco fa mi hai descritta come il diavolo in persona”-risposi, sarcastica.
“ Voglio dire, te l’ho ampiamente dimostrato…” –rispose, in maniera molto vaga.
“E in quale occasione, scusa?”.
“… ma tu non hai mai voluto cedere a più di un bacio …”.
Quel discorso che Jonathan aveva intrapreso mi spiazzò. “Cosa c’entra questo, ora?”.
“… perché amavi talmente tanto Noel che …”.
No, non era possibile che stesse tirando fuori proprio quel discorso. “Si parlava di Noel, non di quell’errore”.
“Peccato che entrambe le cose siano incredibilmente legate. Se Noel lo venisse a sapere, si rimangerebbe tutti i suoi sensi di colpa e ti mollerebbe all’istante”. Jonathan aveva intrapreso una sottile guerra di minacce.
“Mi sorprendi, Jonathan. Da quando sei così risentito?”.
“Da quando ho capito di averti perso nel momento esatto in cui ho ammesso a me stesso di amarti”.

Un’altra verità che somigliava ad un invisibile coltello che mi trafiggeva lo stomaco. “Senti, Jonathan, capisco che sei stressato per gli avvenimenti degli ultimi giorni. Capisco lo stress del ritrovarti con una parte da preparare in così poco tempo. Capisco l’arrivo, in data da destinarsi, di uno spettacolo. Quello che non capisco è perché tu debba tirare fuori questa storia. Cosa vorresti insinuare?”.

Il suo sguardo era chiaro. D’altronde, voleva troppo bene a suo fratello, tanto da sacrificare i propri sentimenti nei miei confronti.
“Voglio che tu chieda scusa a Noel e che voi due torniate insieme, come poco tempo fa. Altrimenti, resterai davvero sola”.
“Mi stai minacciando di raccontare a Noel del nostro bacio, a meno che io non vada a chiedergli scusa?”. Scoppiai a ridere. Reazione nervosa.
“Non c’è proprio niente da ridere. Ammetto che sarebbe un punto a favore del mio orgoglio vederti strisciare a terra, chiedendomi una spalla su cui piangere. Ogni notte sogno il momento in cui tornerai da me e capirai di amarmi, come io amo te, ma ora come ora tengo di più alla salute dell’anima e del cuore di mio fratello, piuttosto che ad un’insensibile traditrice come te”. Riuscivo a leggere il dolore che provava nel pronunciare quelle parole. Infatti, non ci credevo.
“Non ho alcuna intenzione di cedere alle tue minacce”-risposi.
“Allora, addio Jules”-rispose, sentenzioso.
Addio Jonathan, pensai.

Chiara Virzi

Lo specchio – 3/4 ultima modifica: 2012-06-18T09:00:24+02:00 da Inviati dai lettori

---

Post Navigation