Lo scrittore (I più votati di Prosa e Poesia)

Scese le scale, salì in auto e si diresse verso l’auditorium, mancavano pochi chilometri alla gloria. Il trionfo dello scrittore! L’auditorium si raggiungeva velocemente da casa sua, quante volte da piccolo era passato davanti a quel fabbricato e aveva pensato che un giorno, forse, anche lui sarebbe stato protagonista lì dentro.

Ripercorse velocemente la sua vita, o meglio, le cose della vita che non avrebbe voluto fare ma che aveva fatto. La laurea in medicina, voti eccellenti e futuro assicurato. Il master, pagato dai suoi e così tanto voluto, da loro! Lo sport abbandonato, a causa del futuro splendente che gli si sarebbe prospettato. E mille altre cose, apparentemente meno importanti ma infinitamente più fondamentali per la vita di una persona. E soprattutto per lui. Il piacere di soddisfare i propri istinti. Come un animale preistorico. Sì, il bere una birra con gli amici il venerdì sera, piuttosto che passarlo sui libri. Istinto o perdita di tempo, piccole cose che poi ad un certo punto della propria esistenza fanno dire “Sì, sono un uomo felice”. Oppure, no.
Pensò al primo libro pubblicato, alla prima piccola soddisfazione da autore. Alle poche, ma fondamentali per la sua carriera di scrittore, copie vendute. Alla prima presentazione del libro, snobbata dai più e dai giornali. Poi arrivò il secondo libro e con lui l’era dei social network, che aiutarono  e in parte decretarono la fortuna dello scrittore. Un pubblico sempre più folto presenziava agli appuntamenti con il “giovane e arrogante scrittore”, così lo definì un giornale locale. E così,  dopo la seconda opera narrativa, la terza diede una grande soddisfazione: “Autore Under 35 dell’anno”. Per chi sarebbe dovuto essere un cardiologo in carriera, “il perdere tempo scrivendo” (testuali parole della ex), aveva dato comunque qualche soddisfazione. E iniziavano ad arrivare anche i soldi.

Varcò la soglia ed entrò nell’auditorium. Era stracolmo. Pieno di amici, veri e presunti, come sempre nei momenti di esposizione mediatica. Che sia un funerale o un premio letterario.
Salì sul palco. Il presentatore, usando aggettivi eccessivi e, per i più ignari, sviolinò l’autore del libro “Una complessa bisessualità”. Chi si sarebbe immaginato che un titolo così sarebbe finito nei quotidiani più importanti e che il suo autore stava per ricevere dal presidente della giuria una targa d’oro e un assegno di 1000 euro?  Forse nessuno, tranne proprio chi quel libro lo aveva scritto. La letteratura ce l’aveva nel dna. Unico aggancio con i suoi studi di medicina. Mai nei libri aveva parlato, anche velatamente, del suo mancato lavoro. Le parole gli uscivano facili, e a chi gli chiedeva “Ma come fai a scrivere” lui non rispondeva. Si limitava a sorridere. Come si fa a chiedere a uno scrittore come fa a scrivere? E’ come chiedere a un pesce come fa a nuotare. O lo fa, o muore. E per lui era la stessa cosa. Scrivere era un bisogno primario, come bere, respirare o cacare.

Ricevette la targa, un fragoroso applauso, pieno di orgoglio e di invidia, si levò nella sala. Ora toccava a lui. Avrebbe dovuto tenere un discorso. Breve, gli avevano detto la mattina via telefono. Mi raccomando, gli disse l’assessore alla cultura. Non più di 5 minuti.
Prese la parola, il silenzio calò nell’auditorium. Aspettò un attimo prima di parlare, deglutì e disse “Quando sono triste pulisco l’auto. In questo momento non pulirei l’auto.” Scese dal palchetto, recuperò la targa e  con passi distesi uscì in un amen. In sala un brusio, misto a qualche vaffa … degli invidiosi, ebbero la meglio sul silenzio misto a reverenza che avevano accompagnato quelle due frasi striminzite.

Buttate lì, da uno che ora se la tira. Sicuramente questo avevano pensato. Ma nessuno capì il vero significato di quelle parole. Ora la sua grande passione gli permetteva di vivere, gli dava la possibilità di fare quello che voleva da sempre. Nessuno capì che “In questo momento non pulirei l’auto” non voleva dire, oggi sabato 5 aprile non pulirei l’auto. Voleva dire che la sua vita ora era vissuta veramente. Non perché fosse effettivamente felice, la vera felicità riguarda pochi istanti nella vita di un uomo e spesso serve solo quando viene rimpianta, ma perché poteva vivere. E per lui vivere era scrivere. Cazzo! La solitudine di una notte passata in silenzio a scrivere valeva mille targhe d’oro. Lo avrebbe fatto lo stesso, lo scrittore. Magari a tempo perso, per hobby, come dicono quelli insoddisfatti del proprio lavoro e che, appunto, per hobby facevano quello che non avevano avuto il coraggio di fare nella vita di tutti i giorni. La sua vita non era ricevere applausi, la sua vita era scrivere. Perché scrivere era vivere. Ora aveva deciso che avrebbe fatto solo quello. Costasse quel che costasse.

Era già fuori da un bel po’. Lasciò l’auto nel parcheggio dell’auditorium e si incamminò verso i suoi pensieri. Erano dappertutto, nei lampioni, negli sguardi della persone ferme ai semafori, nel silenzio della sua mente. Sì, la sua scrittura parlava di tutto perché tutto gli serviva per vivere. Lui lo sapeva e nessun altro.
Si sedette su una panchina del parco. Chiuse gli occhi e sorrise. Quando li riaprì si accorse che un bambino lo stava osservando. Era seduto con la mamma sulla panchina davanti a lui, avrà avuto 4 o 5 anni. Tirò la gonna della mamma, e le disse quasi urlando “Mamma, è strano quello lì!”

Lo scrittore (I più votati di Prosa e Poesia) ultima modifica: 2017-06-09T08:01:52+02:00 da Mauro Fornaro

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