Caro Visconte,
passano le nuvole sull’azzurro e peraltro terso occhio della Marchesa che continua tuttavia a riprendere tutto.
Questo posto è arcinoto per i servizi dedicati alle famiglie, e perdio si vede: più che la repubblica, qua è la dittatura dei bambini. I minori dominano il mondo vacanziero con una stretta d’acciaio fatta di urla strepiti e ricatti ai quali il genitore duepuntozero non sa o non vuole ribellarsi. Questo fenomeno diventa evidente di sera, quando dopo la doccia, dopo che ettolitri di sciampi schiumogeni e creme solari protezione cinquanta sono stati riversati negli scarichi dei bagni, tutti escono in processione per le strade del centro. Ci sarebbero tanti modi per descrivere la scena ma ieri sera questa testa di medievista non si è potuta negare il piacere di usarne uno: völkerwanderung. Sono come i barbari, che non erano aggressivi ma non potevano farne a meno di calare oltre il Danubio: che cazzo, c’era sempre un altro germano più germano dietro che spingeva.
E sono file di carrozzine e passeggini in coda, e sono code infinite di bambini perfettamente in grado di camminare che vengono allacciati sulle inglesine per non doverli prendere in braccio quando hanno sonno e dovrebbero, secondo tutte le regole, tornare in camera a dormire. E tu che faresti se fossi costretto, legato, a seguire due genitori che invece vogliono bere, fumarti in faccia e comprare parei con le frange? Romperesti i coglioni. Amen.
È un coro greco di bambini che urlano, piangono, strillano, mugolano, ciangottano, balbettano, singhiozzano, sghignazzano, ridono, chiedono il biberon, prendono il biberon, gettano in terra il biberon, chiedono il gelato, chiedono la piada, chiedono la granita, chiedono la bumba, la ciccia, la pappa, il Cointreau la Guinness il milkshake, battono le gambette, indicano il cane il gatto il dado e la dada, la nonna e il nonno, i minions e la sirenetta, il secchiello, la paletta, frignano, fanno ciao ciao, hanno fatto la pipi, la pupu, quella grossa, quella piccola, il ruttino, lo sgambetto, si agitano, ballano, cantano, si sono travestiti da gatto, da cane, da orso, da civetta, da Masha, da Natasha, vogliono dormire, vogliono andare in sala giochi, in bici, in triciclo, a cavalluccio, in braccio, per mano, senza mano, scappano, si perdono, li ritrovano, riscappano e dacapo con sentimento. È difficile non pensare che tra loro si parlino e complottino senza sosta per armare ogni sera questo casino visto che la loro organizzazione, benché clandestina, funziona come una campagna militare. Oggi ne ho beccati due che si scambiavano un cenno d’intesa fugace, come le formiche quando si toccano con le antennine.
Mi rendo conto che questo scritto suona alquanto sperimentale e artificioso ma signoriddio… Chi di noi non lo è? Come disse un travestito napoletano che batteva in zona Piazza Vittorio commentando il culo finto di Belen mentre chiacchieravamo in fila alla cassa del supermarket: “Tesoro mio, acca’ naturali veramente ci siamo rimaste io e te”.