L’Enigma – Atto primo – 4/4

Si alza in piedi e si rimette la sacca in spalla, dà un’occhiata alla statua e, facendo il ben noto gesto dell’ombrello dedicato all’Ammiraglio Beccaria, si avvicina al primo degli archi della prospettiva di sinistra, guarda dentro e fuori, tocca con le mani il muro come per cercare qualcosa.

“Ma non c’è nemmeno un numero civico qui, né uno stipite né una maniglia, né un cazzo a molla qualsiasi, né un campanello, una targhetta con il nome, un cavicchio da cancello, niente di niente… Né una parola scritta sull’intonaco, un’indicazione qualsiasi…”

Da un arco passa all’altro sempre guardando dappertutto e ripetendo come una marionetta le stesse azioni, gli stessi gesti esplorativi, facendo ampi gesti di sconforto ad ogni vano tentativo.

“Niente nemmeno qui… Sembra tutto fuso con la polvere… Queste porte non vengono aperte da anni ma non può essere possibile, qualcuno dovrà pur viverci in questa piazza… Un negozio, un’edicola, una farmacia… Un bar! Cazzo, possibile che non ci sia nemmeno un bar?”

Prosegue la sua ricerca arco per arco.

“Niente neanche qui! Come devo fare a trovare il numero 66 se non ci sono numeri civici visibili? A chi domando? Che faccio adesso? C’è solo polvere e polvere, nient’altro che polvere, sembra tutto vuoto e tutto finto eppure i muri sono veri e solidi” – picchia con il pugno sulle pareti degli archi e delle porte, si odono tonfi sordi ripetuti come un eco – “le porte sono di legno… Legno grigio-polvere ma legno! Per Dio, c’è da diventar matti. Se non avessi bisogno di questi soldi sarei già fuggito da qui… Ma ormai ci sono…”

Si gira verso la statua, illuminata adesso da un faro, che sembra fissare sempre e solo lui.

“Ho capito, ho capito… Vado verso il mare… E che cavolo!”

Un suono struggente di violini inizia a farsi sentire piano piano poi, mentre il fotografo sempre cercando tra gli archi il suo civico 66 si avvicina al penultimo arco, il ritmo dei violini si fa sempre più vivace; intanto la luce della scena si attenua, nella torre si accendono le luci corrispondenti alle tre finestre, in modo da sembrare una faccia ghignante e si accende nel penultimo arco una striscia di luce vivida, come di una porta socchiusa.

“Ecco, ecco… Eccomi arrivato… Qui c’è una luce… Si sentono delle voci… Molte voci… Finalmente potrò parlare con qualcuno… Qui di sicuro mi daranno le informazioni che voglio… Devo solo spingere qui e…” – lo spiraglio di luce si amplia sino ad occupare tutto l’arco, il fotografo diventa solo una silhouette – “Buongiorno… Ehm… Buonasera, non vorrei disturbare. Posso? Scusate io vorrei sapere se voi…”

Dice queste parole mentre scompare all’interno dell’arco adesso tutto illuminato, la sua sagoma si staglia per alcuni secondi nella luce che proviene dall’interno mentre una specie di fumo bianco esce come un respiro sulla piazza, poi la porta si richiude e tutto ritorna ad essere immerso nel crepuscolo, la torre rimane ghignante e la musica di violini è al suo culmine, subito scema languida. Adesso è un unico violino che sembra quasi piangere; poi le luci di scena si spengono ma rimane solo un faro ad illuminare la statua e quando finisce la musica, in una specie di guaito, cala il sipario.

 

Fiorenzo Corsali

L’Enigma – Atto primo – 4/4 ultima modifica: 2012-01-27T09:52:56+01:00 da Fiorenzo Corsali

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