Si guarda intorno con le mani aperte e con la faccia significativa, per dimostrare la veridicità delle sue parole.
“Eccomi qui in questo luogo ancor più desolante… A guardare in faccia quest’uomo che doveva essere cattivo, ha una grinta che sembra di pietra. E’ una statua, dunque sarà almeno in marmo, quindi di pietra, di pietra nobile tipo marmo di Carrara, ma è ovvio che è di pietra… Ho detto una scemenza. In questa piazza immensa e spettacolare, almeno dovrebbe esser così ma al primo sguardo sembra solo un grande guscio vuoto, col mare che dovrebbe esser laggiù, credo…”
Indica il muretto in fondo poi guarda ancora la statua e le si avvicina di qualche passo chinando la schiena, come sforzandosi di leggere una scritta sul basamento.
“Ammiraglio Giovanni Beccaria, la cittadina in memoria… Ecco chi è questo! L’Ammiraglio Beccaria e questa ovviamente è piazza Beccaria. Non ci sono dubbi…”
Si guarda ancora intorno.
“Non ci sono dubbi e non c’è nessuno, deserta. E poi sembra che sia quasi buio e dovrebbero essere solo le diciotto, massimo le diciotto e un quarto… Con l’ora legale è giorno sino alle venti, quasi. Qui invece sono già in un crepuscolo anticipato che non è ancora del tutto sera e non è nemmeno più giorno… Tutto ciò è stranissimo. Se non fossi un tipo razionale, uno che non crede alle stupidaggini… Cioè che non vede misteri da tutte le parti… Mi verrebbe voglia di andarmene, di correre via… Ma sono un uomo con i piedi per terra, io, non mi lascio suggestionare da una piazza vuota… Non mi lascio certo metter paura da questo.”
Fa l’atto di girarsi verso il vicoletto ma poi si ferma come paralizzato. Si scurisce in volto e sembra quasi aver paura, fa una specie di girata nel mezzo del palcoscenico, guarda di nuovo verso il fondo, verso le arcate buie e ancora verso il vicoletto da dove è entrato, sembra non saper decidere cosa fare; con il viso terrorizzato guarda il pubblico, poi fissa la faccia della statua…
“E questo qui mi indica il mare… Sembra quasi che voglia spaventarmi, che voglia indicarmi la via… Vai verso il mare! E andrò laggiù… Ma questo silenzio mi blocca. Ci fosse un vigile, quando ne hai bisogno non li trovi mai, una puttana, una suora, un prete o un imbecille qualsiasi che possa parlare e muoversi. Farmi capire che non sto impazzendo, che questa è una normalissima piazza di una cittadina italiana che conta 400 mila abitanti! Che non sto assolutamente sognando. Eppure in tutto ciò io non ci capisco nulla. Non mi sembra vero che possa esistere un posto innaturale come questo. La situazione mi sta sfuggendo di mano, anzi di testa; forse devo fuggire… Forse devo andarmene… Forse io…”
Pian piano si blocca come ipnotizzato dalla statua mentre borbotta le ultime parole con un fil di voce la sacca gli scivola dalla spalla e cade verso terra con un tonfo sordo, il silenzio dura 30-40 secondi, poi si sente venire dal fondo improvviso un fischio lontano, l’attore si gira di scatto come riemergendo da un abisso e la faccia gli si fa sorridente.
“Un rumore! Allora qualcosa c’è che si muove… Viene da quaggiù, dal mare… Ecco, lo sento, lo sento… E’ un fischio… Come se fosse un treno…”
Riprende la sua sacca e muove alcuni passi verso il fondo mentre il fischio si fa sempre più udibile, poi la sagoma superiore di una locomotiva sbuffante compare da sinistra verso destra, dietro al muretto, percorre tutto il fondo sino a scomparire a destra con l’ovvio spegnersi del fischio in un graduale sfumare; lui ritorna verso la statua come attratto da una forza che non riesce a contrastare.
“Bene, sono vivo anch’io se qui c’è vita! Ora mi siedo in questa panchina e… E… Faccio il punto. Non lo voglio più guardare in faccia quest’uomo qui. E’ pericoloso fissarlo, mi disturba quel suo ghigno da… Da… Ma che cos’era in realtà? Un vampiro? Uno stregone? Un ammiraglio che… Che ammiraglio?” – Dice con un leggero sorriso, facendo dei segni verso l’alto con il pollice della mano e guardando di sbieco la statua incombente sopra di sé.
Poi comincia a cercare nelle tasche, tira fuori meccanicamente qualche cosa, un pacchetto di sigarette, un accendino, un mazzo di chiavi e alcuni biglietti spiegazzati. Inizia a guardarli come se non fossero suoi, poi rimane con i biglietti in mano e fissa il pubblico; mentre una luce lo illumina e un’altra illumina la faccia della statua. Le luci della piazza si affievoliscono.