L’appuntamento con Christine era alle 6 pm. Charles si fecce una doccia, si vestì e le citofonò in perfetto orario. Incredibilmente fu lei a tardare 10 minuti. Che quella donna fosse veramente cambiata? L’amore faceva miracoli a volte, si disse Charles. Si fermarono in un locale in centro ed ordinarono due drink. Ci voleva un po’ di movimento emotivo, soprattutto se si fosse rivelata la cena più noiosa dell’anno. Almeno loro se la sarebbero spassata. Brindarono alla loro amicizia ritrovata. Christine non era mai stata una gran bevitrice e si sentì subito allegra. Ricordarono ridendo alcune delle loro avventure del passato, una breve ripassata alla storia che avrebbero raccontato la sera, e via a casa dei loro ospiti.
Arrivati nella splendida casa di Nick, sita in un quartiere residenziale, parcheggiarono e suonarono il campanello. Si udì la voce di una donna che urlava: «Nick vai tu, hanno suonato!».
Dopo pochi minuti, la porta si spalancò e fece capolino un grintosissimo Nick, tutto impomatato ed ineccepibile, come al solito. Ma la sua grinta sembrò placarsi quando vide la futura sposa del suo amico. Charles si girò a guardare Christine che sembrava aver perso a sua volta l’ilarità di poco prima.
«Che succede?», disse Charles. «Vi conoscete?». Nick replicò immediato, trapiantandosi un sorriso finto sulle guance: «No, mi pareva di conoscerla. Somiglia tantissimo alla moglie di un mio collega. Ma non può essere lei evidentemente!», e rise. Charles rise, Christine no.
Nick li fece accomodare nel salone e offrì loro un drink per ingannare l’attesa. Christine voleva rifiutare ma non lo fece. Aveva bisogno di affogare le pene del male che la stava attanagliando. Nick era lui… il dolce e coraggioso uomo che aveva conosciuto per mesi sotto lo pseudonimo di nicklove. Quello che viveva con la madre ammalata e che passava il tempo libero ad accudirla. Quel nicklove che le aveva detto di amarla e che presto le cose si sarebbero sistemate. E invece era solo un porco schifoso, con una moglie, una bella casa. Una seconda vita che lei neppure immaginava. Una prima vita… Era quella con lei la seconda…
Nello stesso momento Nick si chiedeva cosa cazzo ci facesse Christine lì. Poteva nascere un gran casino. Non solo si rese conto di aver rovinato la sua copertura con lei, e per questo era passibile del subentrare di grandi rancori, ma si sentiva anche geloso della sua amante. Anche lei gli aveva raccontato bugie. E questo non gli andava giù, anche perché Christine gli piaceva davvero. Col suo grazioso avatar e quel nickname: chrislove, che tanto si abbinava al suo. Avatar affini…
Finalmente uscì dalla cucina Charline. Salutò gli ospiti scusandosi per il ritardo. Christine poté finalmente conoscere la sua rivale. Il suo odio verso Nick cresceva costantemente. Intanto Charline disse: «Formate davvero una bella coppia! Non vedo l’ora che arrivi questo matrimonio…
Dai comunque adesso seguitemi, se no si fa tardi davvero.», ed indicò la tavola apparecchiata. Si sedettero in silenzio. Charles notò il cambiamento radicale nell’umore della sua amica e finta futura sposa, e lo stesso dicasi per Nick, che aveva abbandonato il suo consueto entusiasmo ed era più taciturno del solito. Charline invece continuava a parlare del più e del meno e, ad un certo punto, chiese a Christine i dettagli del loro incontro. Proprio come da copione… Christine, a cui l’alcol aveva sciolto la lingua ed esasperato le sensazioni, che in quel momento non erano proprio positive, guardò Charles e si lanciò in una versione esagerata del racconto concordato i giorni prima. Narrò di un amore a prima vista ad un concerto di musica classica, di una passione estrema che li coinvolgeva dal primo momento. Insomma, ne fece un raccontino da film d’amore sdolcinato al massimo, che Ingrid Bergman in Casablanca, a suo confronto, sembrava una donnetta disillusa ed inacidita dalla vita.
Intanto Nick sembrava aver perso il dono della parola. Teneva lo sguardo basso ed inseriva meccanicamente il cibo nella sua bocca contratta. Charline si mostrò molto interessata ai racconti di Christine e le chiese più dettagli: «Scusa se te lo chiedo Christine, ma quindi mi fai capire che volete un bambino? E anche nel breve termine?” Come son contenta. Così i nostri due pargoletti potranno crescere insieme e potremo scambiarci i consigli, le dritte di un buon genitore…». «Si, Charline, proprio così. Ci stiamo lavorando già, ci stiamo dando dentro di brutto… Ogni giorno, anche più volte… certo la cosa non è solo finalizzata ad una mia gravidanza… Io e Charles abbiamo una particolare intesa a letto… sai com’è… ci siamo proprio trovati!». A Nick andò di traverso il boccone. Quella stronza se la faceva col suo amico e oltretutto si vantava delle loro schermaglie sessuali con una disinvoltura che lo faceva stare male. Quindi tutte le cose che gli diceva quando erano a letto… Che solo lui la sapeva far godere, che non aveva mai incontrato un amante come lui… erano tutte falsità.
«E voi invece? raccontami un po’ di come vi siete conosciuti e come siete finiti insieme…», disse Christine, sempre più alterata dal vino.
Nick doveva pagarla per quell’affronto, l’aveva usata. Era solo un bugiardo, uno dei soliti stronzi che popolavano il pianeta.
Charline raccontò del loro incontro e, per non essere da meno, parlò di una grande intesa anche per quanto riguardava il suo rapporto intimo col marito. Intanto Nick si fece sempre più cupo. Charline sembrava non accorgersene o faceva finta. Alla fine del suo discorso lo chiamò in causa:
«Vero Nick? ci siamo divertiti parecchio io e te… e lo facciamo ancora, nonostante la gravidanza…». Nick impallidì e si schiarì la voce: «Certo tesoro…», e chiuse il discorso.
Charline lo guardò con aria interrogativa: «Che hai Nick? sei insolitamente silenzioso oggi… Cosa ti turba? Non sei contento per il tuo amico che ha trovato questo splendore di donna?». Nick scoppiò, non ce la faceva più a sopportare quella commedia: «Cos’ho? ma che cazzo splendore di donna… Questa è solo una troia! Per mesi mi ha confessato il suo grande amore, mi ha circuito con le sue lagne su come il marito fosse uno stupido e come io fossi l’unico uomo della sua vita, che le ero cascato dal cielo e adesso cosa scopro? che se la fa con un mio amico!».
Lo disse alzandosi e tenendo il coltello con fare intimidatorio in direzione di Christine, ormai preda dei fumi dell’alcol ed indispettita da quello che aveva appena sentito. «Ma che dici? Bello tu che mi avevi detto di vivere con tua madre malata e di doverla accudire, che
mi hai intortato con le tue stronzate su quanto fossi importante e che non avevi mai conosciuto una donna dolce come me… Sei solo un inutile pagliaccio, un falso mentitore da due soldi… Se te lo devo proprio dire mi fai schifo e a letto fai pietà!», rispose alzandosi dalla sua sedia e porgendosi, armata anch’essa di coltello, verso il suo amante.
Charles e Charline rimasero di stucco. Non una parola usciva dalle loro bocche.
Non fecero in tempo a capire cosa stava succedendo che Nick, paonazzo e accecato dalla furia, sferzò un colpo di coltello alla gola di Christine. Essa, ancora protesa verso di lui e zampillante di sangue, fece in tempo, prima di accasciarsi sul tavolo, ad accompagnare la sua caduta fino ad accoltellare al cuore l’amante. Nick spalancò gli occhi incredulo per la morte che di lì a pochi secondi l’avrebbe colpito. Subito dopo cadde sul corpo esanime di Christine. In un attimo la tavola si coprì di sangue, mentre Nick respirava i suoi ultimi accorati soffi vitali.
Charles e Charline si guardarono increduli. Si erano accoltellati con dei banali coltelli da cucina. Ed entrambi avevano ferito a morte l’altro. Era assurdo. Il loro sguardo di stupore si tramutò però presto in un ghigno complice: «Ce ne hai messo di tempo per organizzare questa cena… Hai visto? Che ti dicevo? Si sono scannati proprio come da previsioni… Finalmente potremo vivere il nostro amore e dare a nostro figlio la famiglia che abbiamo sempre sognato…», disse in tono eccitato Charline voltandosi verso Charles che, telefono alla mano e seguendo alla lettera il loro piano, si apprestava a chiamare il 555 per informare la polizia della spaventosa disgrazia.
Barbara Picci