Si incontrarono per caso in un café. Charles non vedeva Nick da tanto tempo e quell’incontro fortuito l’aveva ben disposto. Probabilmente aveva contribuito anche la soffiata, che gli avevamo fatto quella mattina, che probabilmente lo avrebbero promosso a lavoro. Da anni aspettava quel momento e già pregustava l’emozione di comprarsi la fuoriserie che aveva tanto desiderato.
Nel momento in cui si riconobbero, i loro volti si illuminarono in un grande sorriso. Si abbracciarono per un attimo per poi guardarsi ancora una volta. «Che piacere vederti Charles, vecchia volpe! È dai tempi del Campus. Che fine avevi fatto?», urlò Nick. Quasi in contemporanea Charles esclamò: «Ma dimmi tu? Nick lo sciupa femmine. Chi l’avrebbe mai detto? Non sei per niente cambiato. Ti diverti ancora a collezionare mutande?». Il viso di Nick si fece ombroso. «In realtà mi sono sposato e questa è mia moglie Charline!», disse indicando la giovane e piacente donna che lo accompagnava. La donna simulò un sorriso ma si vedeva chiaramente che il discorso non le era piaciuto. Charles si accorse di aver fatto la gaffe del secolo e cercò di cambiare discorso.
In realtà il loro rapporto al Campus aveva sempre nascosto una certa rivalità. Soprattutto da parte di Charles che non aveva mai tollerato che Nick eccellesse sempre in tutto: sport, banchi di scuola, pubbliche relazioni, ma soprattutto ragazze. Aveva qualcosa che le attirava come le api al nettare. Nick si faceva assaggiare ma non ne saziava neanche una. Charles, invece, nonostante ce la mettesse tutta, alla fine rimorchiava raramente e dopo lunghi corteggiamenti e spesso finiva anche per riciclare gli scarti di Nick: donne distrutte e col costante confronto con l’ex amante, suo amico e rivale (inconsapevole).
Per questo e per la presunta agognata promozione, quando Nick, toccando la pancia di Charline, gli disse: «Stiamo per avere un bambino! E tu invece che hai fatto? Ti sei sposato?» Charles non voleva essere da meno e, infervorato da un impeto di entusiasmo, non ci pensò due volte e disse: «Si, o scusa volevo dire no… E’ che mi sto per sposare, il mese prossimo…» Nick si complimentò col futuro sposo, che, entrato totalmente nella parte, gli disse: «Ovviamente siete invitati…».
Si pentì nel momento stesso in cui finì la frase. Che stava dicendo? Non solo non aveva una donna ufficiale, ma l’ultima che aveva avuto lo aveva piantato in asso perché aveva scoperto di essere lesbica. Glielo aveva detto a letto dopo l’ennesima scopata anorgasmica di quei 6 lunghi mesi insieme, confidandogli il suo forte malcontento riguardo alle sue competenze in uno dei più importanti settori di una relazione sentimentale: quello meramente sessuale. Il suo orgoglio di “omo” era stato duramente ferito e aveva odiato il genere femminile incapace di comprendere le sue arti amatorie e tutta la poesia che lui ci riponeva. «È la pratica che conta!», gli aveva urlato dietro l’ingrata donna a cui aveva dato tutto in quei sei mesi: anima e corpo. Forse più anima, adesso che ci pensava…
«Charles ci sei? Hai sentito cosa ha detto Charline? La settimana prossima pranziamo assieme e ci fai conoscere la fortunata!», disse Nick.
Charles uscì dalla paranoia turbolenta che gli aveva creato quel tuffo nel suo sordido passato sesso- sentimentale. Si ridestò e cercò di borbottare qualcosa: «Ehmmm non so, siamo molto impegnati nei preparativi…». Nick non gli fece finire la frase e disse: «Non sono ammessi rifiuti. Tu non conosci Charline… Quando si mette in testa una cosa… Anzi, dammi il tuo numero di telefono. Ti chiamo nel week end per una conferma.». Dopo aver trascritto il numero di Charles e averne verificato la correttezza per due volte, perché la
prima volta Charles aveva stranamente confuso il suo numero con quello di una lavanderia di zona, Nick afferrò la moglie, salutò Charles e sparì dalla vista di quest’ultimo che si prese la testa fra le mani disperato: «Come faccio adesso? Che figuraccia con quel tamarro. Io qui, io lì. Lui ha il lavoro perfetto, la moglie perfetta, la vita perfetta!».
Si diresse mesto oltre. Di fronte a lui una madre sguazzava a piedi nudi in una fontana in compagnia del figlio piccino, mentre quello che sembrava essere il padre sorrideva immortalando con delle foto ricordo l’indimenticabile momento. Ci mancava solo la famigliola felice per chiudere il quadro. Si chiedeva come avrebbe fatto a trovare in pochi giorni un’anima pia disposta a fingere di essere la sua futura moglie. Gli sarebbe costato caro.
Superato l’ostacolo famigliola, si ritrovò in una piazzetta. Sulla destra una bancarella tutta colorata. Charles lesse le targhettine di legno colorate unite da una lenza e spioventi dal cielo. “Joy”, “Courage”, “Faith”, “Love”. Forse avrebbe potuto chiedere alla ragazza che faceva le targhette di accompagnarlo alla cena. Che quei messaggi fossero un segno? Si ricompose immediatamente. Non avrebbe mai chiesto ad una sconosciuta una cosa del genere.
Però poteva chiederlo alla segretaria. Non era bellissima, ma magari sarebbe potuta andare per una sera. Poi avrebbe simulato una rottura o comunque avrebbe preso tempo per la questione matrimonio. Gli bastava cambiare numero del cellulare e sparire. Solo ora si rendeva conto di quanto era stato coglione a dire una stronzata del genere frutto di una merdosa rivalità di più di 10 anni prima. Ma ormai era in ballo.
Sulla segretaria era comunque indeciso perché una cosa del genere le avrebbe dato troppo potere sulla sua vita personale. Non si fidava abbastanza. Pensò anche ad una vecchia amica, ma era sposata e voleva evitare di coinvolgerla. E poi non la sentiva da diverso tempo, chissà che fine aveva fatto.
Barbara Picci