Lacrime, sorrisi e Misericordia – Introduzione

Tutto quello che ho scritto è vero. Ogni episodio riportato, salvo i due accaduti a Pisa e a Livorno e quello scritto dall’amico Riccardo che ha voluto a tutti i costi descrivermi, è stato vissuto da me in prima persona.
Non potrebbe essere che così se si pensa che queste pagine le ho redatte in poco più di un mese. Non ho dovuto inventare niente, mi è bastato prendere carta e penna e le parole sono fluite da sole riempiendo pagine e pagine.

D’altra parte tutto ciò non deve stupire. Tempo fa, contando sommariamente i servizi che ho effettuato in trentatré anni di Misericordia e facendo una media, ne ho portati a termine non meno di 250 l’anno che se li moltiplichiamo, appunto, per 33 fanno 8.000 servizi. Significa che nella mia vita di volontario ho portato all’ospedale e riaccompagnato a casa tutta la popolazione di un paese come può essere… Fiesole e dintorni!
Ho coperto almeno 600 nottate, ho effettuato un numero elevatissimo di servizi sociali e, purtroppo, ho trasportato all’Istituto di Medicina Legale almeno una cinquantina di persone morte per cause accidentali.

 

Quindi non è come qualcuno vorrà pensare, che “capitano tutte a lui…”, è la normale vita del volontario che porta a vivere queste esperienze.
Nel libro che ho voluto scrivere, ho riportato più di venti episodi: quelli che mi sono parsi più significativi, quelli che per un motivo o per un altro mi sono rimasti particolarmente impressi.
Spero che, chi li leggerà, si renda conto di come esista una realtà meno fortunata che vive spesso nel silenzio ma accanto a noi.
Se poi anche solo una persona, dopo aver letto questo resoconto, sarà incuriosita dal mondo del volontariato e stimolata dal suo fascino tanto da voler provare questa esperienza per me sarà già questo un grandissimo successo.

 

A tutti quelli che hanno del tempo libero e preferiscono fare shopping ogni giorno anche se poi non comprano niente o stare in un bar ogni pomeriggio, a tutti quelli che quando, disgraziatamente, chiamando un’ambulanza pensano “ma quanto ci mette ad arrivare”, a tutti quelli che quando vedono un mezzo di soccorso ritengono che c’è tanta gente che fa volontariato, senza sapere qual è la realtà io dico “Venite anche voi in una Associazione a fare servizio”.
Venite, rendetevi conto delle difficoltà quotidiane che incontriamo per riuscire ad aiutare tutti i sofferenti e se pensate che in fondo potreste anche provare… Beh, provate!
Tutti occorrono, tutti hanno un compito importante.

 

La Misericordia o la Pubblica Assistenza non sono, come erroneamente si può pensare, simili ai telefilm americani pieni di sirene e lampeggiatori, incidenti mostruosi, incendi o “Maschio, bianco, ferite d’arma da fuoco” in pieno stile ER Medici in Prima Linea…
No, questa è una parte infinitesimale di tutto quello che accade.
C’è il servizio al centralino o negli uffici, i servizi sociali, gli ambulatori da gestire e anche l’ambulanza che spessissimo significa però ricoverare il nonno con la polmonite o riportare a casa la zia che è guarita.
Sì, ci sono anche le emergenze ma sono, come dicevo, la minima parte rispetto ad una montagna di impegni che quotidianamente il volontario è chiamato ad assolvere.

 

In particolare negli ultimi anni ho imparato il valore della leggerezza, di quanto sia importante trasmettere tranquillità ai pazienti con i quali mi sono interfacciato, cercando di semplificare anche le situazioni più complesse instaurando con loro sempre un dialogo.
Soprattutto sorridendo loro e cercando, fin quando è possibile, di farlo sorridere.
Quando una persona sta male principalmente ha bisogno di conforto, di solidarietà, di condivisione.
Penso di essere all’altezza della situazione o forse lo sono diventato con l’esperienza: ma quando mi accorgo di quanto ne beneficia un paziente nel momento che lo rincuoro anche se esco dal turno stanco e stressato mi viene immediatamente desiderio di ricominciare.
Ho assolto al mio compito e non c’è niente di più corroborante per l’animo che fare del bene a chi in quel momento sta male e soffre.

 

Questo è il motivo di fondo che mi ha permesso di vivere, con lo stesso slancio di quando entrai a 17 anni, questi trentatre anni di Misericordia.
Mi piace pensare che anche questo sia servito a farmi mantenere uno spirito pronto e giovanile.
Almeno così dicono tutti!

 

 

Alberto Locchi

Lacrime, sorrisi e Misericordia – Introduzione ultima modifica: 2012-01-09T00:56:30+01:00 da Alberto Locchi

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