La vicenda di un lavoratore bastardo

Michele non è stato sempre un bastardo. Per molto tempo fu considerato solo antipatico, individualista, egocentrico, vanitoso, solitario, presuntuoso, borioso, spocchioso, saccente e arrogante. Insomma, un collega veramente stronzo. Il fatto è che pur essendo un tecnico, un sistemista informatico per la precisione, a lui dell’informatica e della tecnica in genere, non era mai fregato niente. Aveva sempre avuto una grande passione per la storia e l’economia. E così, mentre i colleghi non perdevano occasione per parlare di guasti, di hardware e di software (già perché gli informatici difficilmente parlano di donne), lui sfuggiva ogni loro contatto per studiare. Michele amava queste dottrine perché lo rassicuravano e lo tranquillizzavano. La storia lo proiettava in un mondo sicuro, dove tutto era già successo e dove non potevano esserci sorprese o rischi. Ogni evento aveva già prodotto le sue conseguenze, ed era bello osservarle da lontano, protetto da uno spesso e inviolabile scudo forgiato dal tempo trascorso. L’economia, invece, gli dava l’illusione di poter controllare i fenomeni che determinano ricchezza e povertà, benessere e sofferenza, crescita e recessione. Anche se le sue ricette raramente funzionano, è, comunque, magnifico credere che l’uomo abbia le conoscenze per eliminare dalla Terra la fame e l’ingiustizia. Insomma il lavoro gli dava da mangiare, ma non lo apprezzava minimamente, anzi, quasi lo schifava. Lui aveva altri traguardi altre mete, altri sogni.
«Tutte stronzate» diceva sua moglie.
Il lavoro stava lì, come un cagnolino fedele, ad aspettare che gli dedicasse un po’ del suo tempo. Aveva definito anche un decalogo che rispettava severamente:

1.   Mai perdere tempo a mangiare con i colleghi.
2.  Mai perdere tempo a parlare con i colleghi.
3.  Diventare molto bravo nel lavoro. Così da non perdere tempo dai clienti.
4.  Spostarsi con il motorino (invece che con la macchina come previsto dall’azienda) per avere più tempo a disposizione.
5.  Dare allo studio e agli affari propri una priorità sempre più alta che al lavoro.
6.  Durante gli spostamenti, fra un cliente e l’altro, fare sempre una pausa da dedicare allo studio.
7.  Staccare prima possibile (per studiare o per stare con la moglie).
8.  Attaccare tardi (per studiare o per stare con la moglie).
9.  Avere con i clienti un buonissimo rapporto (così lo coprivano).
10.  Farsi assegnare i clienti vicini a casa o all’università.

Sinossi:
Un libro per chiunque stia cercando la sua strada. Attraverso i suoi misteriosi e imprevedibili sentieri, la vita ci rivela chi siamo e qual è il nostro scopo. Le gioie e i dolori agiscono su di noi come lo scalpello di Michelangelo sul marmo. Tolgono la materia di troppo per liberare il capolavoro presente in ogni blocco grezzo. Alla fine di questo processo diventiamo esattamente come Dio ci ha pensati.
Michele è un egoista, borioso, presuntuoso e menefreghista. Insensibile ai problemi degli altri e alle loro difficoltà. Quando, a cinquant’anni, si ritrova senza lavoro e con la famiglia che traballa, però, compie una profonda metamorfosi. Si avvicina agli altri uomini con umiltà e amore, e capisce che deve lottare per non perdere tutto. La consapevolezza di non potersi arrendere, gli darà una determinazione inaspettata, che lo porterà a combattere per difendere il suo futuro e quello dei suoi colleghi.
Scoprirà, anche, il potere della scrittura, che diverrà l’arma con cui salverà azienda, lavoro e famiglia.

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La vicenda di un lavoratore bastardo ultima modifica: 2015-05-18T08:08:03+02:00 da Inviati dai lettori

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