Silvia fermò per un attimo la lettura, per guardare i suoi figli che non fiatavano. Giovannina si era già addormentata, Giulia aveva poggiato il capo su quello della sorellina e stava per cedere al sonno, mentre Robertino era vispo e, stando vicino a lei, non fermava il dondolio delle gambe.
“Dai mamma, continua!”disse lui, ansioso di conoscere il finale della fiaba
“Subito dopo la Befana si pentì, si vestì di corsa e cercò di raggiungere i Re Magi, ma non vi riuscì….Uahh!” Silvia sbadigliò, iniziava a sentire le palpebre pesanti. Anche Robertino aveva fermato quel fastidioso dondolamento e aveva poggiato il capo sulla sua spalla. Dal camino veniva un tepore infinito e anche Silvia si addormentò.
Fu Robertino il primo a svegliarsi. Aveva sentito un gran rumore provenire dalla cappa del camino. Le sue sorelle e sua madre dormivano beate e lui sgusciò fuori dalla coperta per vedere cosa stava accadendo. Una gran quantità di fuliggine cadde sui ciottoli spegnendoli e, in quel fumo, lui non vide più nulla. Quando la cenere si posò, lui si trovò di fronte una vecchia, con un gran fazzoletto stretto sulla testa, che si poggiava stanca a una scopa. Lui non riusciva neanche a parlare, portò le mani alla bocca:
“Uh!” fece con meraviglia.
“Ciao, hai sentito parlare di me? Sono la Befana!”. Robertino sapeva di essere sempre stato dispettoso e di aver fatto inquietare la mamma, le sorelle e anche le maestre di scuola.
“Sei venuta a darmi il carbone?” le chiese lui, rosso in viso.
“Tu devi essere Robertino, o mi sbaglio?”
“Sì, sono io ed è vero che sono stato cattivo”ammise lui, con aria colpevole.
“Ah!” disse la Befana, andandosi a sedere al tavolo di cucina. Sembrava molto affaticata. Robertino iniziava a sentire meno timore e volle parlarle.
“E’ vero che un tempo eri bellissima?”. La Befana sorrise, le mancavano dei denti e sul naso aveva un vistoso neo. Sembrava vestita di stracci. Infilò una mano nella tasca del giacchetto e ne tirò fuori un ritratto.
“Decidi tu se ero bella o no!” e gli mostrò l’immagine di una donna con i capelli lunghi scuri e gli occhi grandi e buoni.
“Wow, accidenti se eri bella, ma cosa ti è successo?”
“Quello che può accadere a tutti, anche a te, sai? Non si deve mai restare da soli, senza amici o affetti. I sentimenti vanno coltivati, come una pianta che va curata e annaffiata, altrimenti avvizzisce”
“Ah, è così che sei diventata vecchia e..posso dirtelo? Anche un po’ brutta?”. La Befana si rabbuiò e rimise il ritratto nella tasca.
“Già, è stato proprio per questo”. Robertino voleva saperne ancora di più.
“La fiaba dice che tu non riuscisti a raggiungere i Re Magi, cosa accadde dopo?”
“Eh, fu un grave errore quello di non seguirli, e iniziai a cercare da sola Gesù Bambino. Dovunque c’era un piccolino io andavo a portare nella notte dei doni, sperando di poter ritrovare Gesù”.
“Che storia! E non l’hai ancora trovato?”
“Fino ad ora no, ma sono tanto stanca, non so per quanto potrò ancora girare e cercarlo…mi vuoi aiutare tu?”
“Io!” rispose Robertino sbalordito “Ma io sono un bambino cattivo”
“Non esistono bambini cattivi, tu sei solo molto vivace e mi serve proprio uno come te”. Robertino ricordò che sua sorella Giulia aveva stampato la cartina geografica di Betlemme, dove era nato Gesù.
“Se vuoi io ti posso aiutare, guarda qui c’è la mappa per trovare Betlemme”. La Befana stava masticando un pezzo di pane che aveva trovato sul tavolo e lo guardava contenta.
“Sì dai, prendila. Tu sali dietro di me sulla scopa e mi indicherai la strada”. Lui guardò la mamma e le sorelle che dormivano. Temeva di lasciarle sole.
“Non ti preoccupare, torneremo prima del loro risveglio” lo rassicurò la Befana “Dai, indossa il giaccotto e andiamo”.
Lui fece ciò che gli diceva, salì sulla scopa e si strinse al corpo di quella vecchia.
“Reggiti forte!” gli intimò lei. La scopa sembrò mettersi in moto e lui sentì che i suoi piedi si sollevavano dal pavimento. Vide che imboccavano il camino strettissimo e, come un tappo di spumante, venivano scagliati lontano nel cielo, fuori dal comignolo.
Il vento liberò la mappa dalla fuliggine che l’aveva sporcata. Ora volavano nella notte fredda e stellata e Robertino guardava i pianeti e gli astri corrergli vicini. Il cielo era talmente limpido che lui avrebbe potuto staccare una stella, se solo avesse avuto il coraggio di allungare una mano. Ma lui non avrebbe mai lasciato la presa. La Befana correva veloce e la luna sembrava una lampada accesa che illuminava ogni cosa. Le luci delle case apparivano sempre più lontane e lui vide scorrere al di sotto montagne, vallate e fiumi. Robertino stringeva la mappa e, senza staccarsi dalla Befana cercava di aprire un po’ la mano per poter riconoscere la via. Quando vide una grande distesa blu gli sembrò che fosse il Mar Mediterraneo. Illuminato dalla luna esso sembrava un grande topazio splendente. Veniva solcato da barconi carichi di persone. Lui riusciva persino a udire delle voci di bimbi:
“Mamma ho sete! Mamma, non ce la faccio più, quando arriviamo!“.
“Chi sono quelli Befana?” chiese incuriosito.
“Sono dei bambini come te, ma più sfortunati. Stanno scappando dalla guerra e dalla fame in cerca di un po’ di felicità”.
La vera storia della Befana 2/3
La vera storia della Befana 2/3
ultima modifica: 2016-09-09T08:32:46+02:00
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