La sfinge

Esordiva l’autunno e noi
svelti sul lubrico ponte vedeva
la città silenziosa,
ancora avvolta nel sonno
ancora immersa nell’ombra,
e tu parlavi piano.

Mi prendevi la mano, ricordi
ricordi come ci stringevamo!
Ed erano forti
le tue bianche mani, algide
come neve e docili
quando poi le lasciavi.

E’ il nostro segreto, sussurravi
ma il tuo lo chiudevano gli occhi
quegli occhi che pari a una Sfinge
su di me esercitavi.

Sono ancor belli quegli occhi
come il Moreau li dipinse?

Mai saprò, mai saprò quegli sguardi
quando mi trascinavi, e ti piaceva
guidarmi nei luoghi a me ignoti
a te usati,
i gesti enigmatici e folli
con cui m’ingannavi
e i sensi, sempre negati!

Se passo talvolta una via
del quartier San Martino, ti vedo
o parmi, sfilarmi vicino
e non fermarti, mi volto
e mi sfiori col tuo respiro:
ti piace ancora stregarmi.

Poi ti chiamo e ti volti poi ti allontani,
mi sfuggi, fino a che non esali
a lato di Santo Sepolcro.

Principia l’autunno
e non ho più le tue mani.

 

Davide Nardi

La sfinge ultima modifica: 2012-04-10T09:00:00+02:00 da Inviati dai lettori

1 Thoughts on “La sfinge

  1. Elvira Taverna on 12/04/2012 at 6:55 said:

    L’eterno enigma tradotto in immagini suggestive ed espresso con un ritmo straordinariamente efficace.

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