La Roma arcaica di Paulus 1/3

Paulus si aggirava guardingo nelle nebbie mattutine di una valle boscosa, costellata di piccoli pascoli; era una fredda alba primaverile nella seconda metà dell’VIII secolo a.C., in un punto imprecisato al centro della penisola italica. Il nostro uomo, un giovane di circa venticinque anni, dall’aspetto selvatico, portava una grossa sacca grondante sangue sulle spalle ed un grezzo coltellone di bronzo infilato nella cintura di corda, aveva un rudimentale arco da caccia a tracolla, era vestito di pochi stracci e pellame di varia provenienza, la barbetta incolta, i capelli ricci scompigliati, gli occhi azzurri vivaci e mobili, voltava spesso lo sguardo all’indietro e sui fianchi: temeva di essere seguito, aveva appena depredato un piccolo gregge di pecore isolato ed incustodito nella campagna, si era procurato un bel po’ di cibo dopo giorni di digiuno e solitudine, e cercava un posto sicuro dove rifugiarsi. Le nebbie che avvolgevano la grande vallata si diradarono lentamente e, mentre scendeva in basso, Paulus scorse in lontananza delle piccole alture, dei colli vicini tra loro e gli parve di intravedere anche un fiume paludoso che scorreva alla base delle colline. Avvicinandosi, uno dei colli sembrava abitato, vide una specie di palizzata su un terrapieno, così gli sembrò, poi un lungo muro costruito alla base di una vasta altura.

Forse era la nuova città di cui aveva udito, Roma. Si fece più vicino, circospetto, temendo come sempre la vicinanza di altri uomini, da vero randagio solitario. Si tenne lontano da un folto gruppo di viandanti che si erano accampati non lontano dal fiume, con i loro carri e carretti carichi di mercanzie. La sponda del corso d’acqua era melmosa e la piena primaverile rendeva quasi impossibile il guado; nei pressi di un’ansa si era formata un’isola solida al centro delle acque che rendeva il passaggio forse possibile, grazie anche ad un piccolo insieme di funi che univano l’isola con la sponda settentrionale, un trabiccolo traballante che con un po’ di fortuna lo avrebbe portato al di là della marea fangosa. Leggermente più a valle il fiume aveva tracimato, allagando un ampio spazio pianeggiante subito sotto l’altura fortificata, vicino alla quale spiccava, in posizione dominante, una rupe verticale, impraticabile. Riuscì a passare sostenendosi alle funi ed una volta sull’isolotto liberò un grosso tronco da un groviglio di legname trascinato in secco dalla piena, lo ripulì grossolanamente dai rami col suo coltellaccio, lasciando due lunghe diramazioni che lo stabilizzassero nell’acqua e lo cavalcò come talvolta si faceva con i cavalli selvaggi, sfidando il ribollire del fango tutto intorno.

Finalmente riuscì a portarsi sotto la collina: adesso vedeva bene il lungo muro che circondava il grande rilievo quadrangolare davanti a sé e scorse anche un grandioso altare alle pendici del colle che stava alla sua destra: avrebbe saputo in seguito che era una costruzione dedicata ad Ercole, una divinità famosa in ogni luogo in cui Paulus era stato, una sorta di dio universale, simbolo della forza e della giustizia. Anche questa collina, alla cui base sorgeva l’ara, sembrava abitata, ma in modo sporadico, in mezzo al bosco. Nella vallata tra i due colli, proprio di fronte al punto in cui toccò terra c’erano parecchi uomini indaffarati, chi a tirar su un piccolo argine alla piena, chi a portare al pascolo delle smagrite pecore, alcuni vagabondavano attorno a piccole bancarelle di cibo, misere vesti e vasellame sparse un po’ dovunque nella lunga valle che si estendeva verso sud, altri erano fermi su dei carretti, chi dormiva, chi oziava: evidentemente il fiume ingrossato aveva impedito il normale passaggio di uomini e merci attraverso quello che sembrava uno dei pochi guadi praticabili della zona.

Alessandro Cosi

La Roma arcaica di Paulus 1/3 ultima modifica: 2016-01-05T08:44:34+01:00 da Inviati dai lettori

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