L’arrivo nel villaggio
Chiese conferma, utilizzando i vari dialetti che conosceva, se quella specie di agglomerato primitivo e selvatico sulla collina fosse davvero Roma. “Si- gli risposero- si chiama Roma, ma stai attento, se ci vai, perché gli abitanti sono molto accoglienti ma anche durissimi con chi non rispetta le loro leggi”. Paulus non era un tipo impressionabile, sapeva maneggiare con abilità il coltellaccio infilato nella cintura, che strinse con forza istintivamente, quasi a verificare la sua capacità di reazione…e comunque aveva bisogno di riposo e protezione; passò sotto una porta fortificata che si apriva nel lungo muraglione difensivo e si incamminò poi per una scalinata ripida che portava al centro della collina, una grezza costruzione che i locali chiamavano “scala di Caco” e giunse infine sul pianoro che si apriva ad una vasta distesa di capanne in legno con pareti di fango e argilla e coperture di paglia e fieno. La vegetazione boschiva era ancora ben presente e diffusa. Davanti a lui iniziava una via abbastanza larga che attraversava tutto il piano. Paulus era sfinito, la traversata del fiume e poi la ripida scalinata avevano esaurito le sue forze.
Si avviò lentamente, ansimando, sul pianoro di quel vasto colle ricco di alberi ma con larghi spiazzati dove sorgevano gruppi di capanne in legno di varie dimensioni, forse nuclei della stessa famiglia. Notò alla sua sinistra un bell’albero di corniolo, una pianta largamente utilizzata per fabbricare lance e giavellotti data l’estrema durezza del suo legno; avrebbe saputo, nei mesi a venire, che il corniolo in questione era legato alle leggende che circolavano sulla figura del re Romolo, quello che era rimasto l’unico dei due sovrani che governavano Roma. Vide ancora alla sua sinistra un piccolo altare e dietro di esso una costruzione ampia e allungata, che risaltava per la sua imponenza sulle costruzioni circostanti, ma ugualmente fatta di legno, fango e paglia: chiese ad un passante che frettolosamente accennò ad un sacrario di Marte e di Ops, la dea locale dell’Abbondanza, mentre gli indicò anche la prima casa del re, una capanna senza rilievo particolare, addossata alla costruzione sacra.
Il colloquio con quell’indigeno, all’inizio un po’ seccato, si dilungò in chiacchiere sul luogo, sulla sua nascita come città avvenuta diversi anni prima e Paulus si dimostrò avido di notizie, tanto che il passante gli raccontò che in quel luogo una volta vi era il misero tugurio in cui vivevano coloro che avevano cresciuto il loro re Romolo ed il suo gemello Remo, Faustulo ed Acca Larentia; almeno queste erano le voci sull’incerta infanzia del loro signore, e che ancora più oscura era la sua vera origine: lui stesso aveva sentito parlare che i due gemelli erano stati abbandonati dalla madre, e qui il passante abbassò la voce, si guardò intorno e si fece sospettoso. Poi certo che nessuno ascoltasse si dilungò su fatti misteriosi, di una sacerdotessa della vicina città di Alba Longa, una figlia di re, che pare fosse stata “visitata” di notte da Marte stesso e che i gemelli potessero addirittura essere di origine divina. Paulus capì che i pettegolezzi su questo Romolo erano pericolosi, vista la circospezione del suo interlocutore, ringraziò il passante e tirò dritto.
Alessandro Cosi