Un giorno nel mondo dei colori si scatenò una gara furibonda.
Chissà da chi partì la sventurata idea di scoprire quale tra loro fosse il più importante.
Il Bianco tutto altezzoso fu il primo a intervenire: “Sicuramente sono io il più importante! Sono il simbolo della purezza, sono il colore del vestito delle spose, sono il candore della neve, sono il colore del latte e dei dentini”.
Il Rosso irruente volle subito controbattere: “Non sono d’accordo! Se tra noi c’è un colore più importante degli altri sono di diritto io! Rappresento la passione, sono il colore delle rose regalate dai fidanzati, dei cuoricini disegnati dagli innamorati, del sangue, delle più belle e ruggenti automobili da corsa e dei frutti maturi e deliziosi. Sono rossi i pomodori, le mele, le ciliegie, le fragole e l’estivo cocomero. Il mondo sarebbe insipido senza di me!”
Il Blu con calma riuscì a prendere la parola: “Veramente penso di essere io il più importante. Sono il colore della serenità; blu è il mare profondo, dove nuotano in armonia i pesciolini, e blu è l’immenso cielo, dove rivolgere lo sguardo e sognare. Dono tanta tranquillità a chi di me si circonda, chi altro di voi può dire la stessa cosa?”
Il Nero con voce profonda disse: “Sono io il più importante perché rappresento il mistero e tutti hanno timore di me. Io sono il buio, la notte senza stelle, sono il nulla, con me si possono coprire tutti gli altri colori. Neri sono gli abiti eleganti, nera è la pantera maliarda, nero è il fumo dei comignoli…”
Il Verde che fino ad allora era stato ad ascoltare lo interruppe: “ Ma io sono il colore della natura, dell’erba dei prati, delle piante, delle verdure benefiche e salutari. Quindi sono io più importante, non credete?”
Il Giallo sorridente e gioioso disse: “Per essere sinceri dovrei essere io il più importante! Io sono il caldo colore della luce del sole, sono il colore del grano maturo, dei biondi capelli dell’infanzia, della luna e delle stelle nei disegni dei bambini…”
L’Arancione vivace precisò: “Sì, ma io sono il colore del gusto e dell’allegria. Sono arancioni le arance e i mandarini succosi, le zucche di Halloween e i capelli e le lentiggini di certi bambini simpatici e sbarazzini”.
Il Marrone, serio e composto, obiettò: “Ma io sono il colore della madre terra e rappresento la sua fertilità. Sono il colore del legno indispensabile per costruire tantissimi oggetti e per riscaldarsi, del tronco degli alberi dove tanti animali trovano casa e rifugio, sono il colore della deliziosa cioccolata. Devo essere considerato per forza il più importante”.
Il Rosa gentile provò a farsi avanti: “Io sono il colore della dolcezza ed è questa la cosa più importante. Rosa sono i fiocchi sulle porte dove nascono le femminucce, rosa sono le tenere gengive dei neonati sdentati, e rosee sono le loro guancine delicate.
Cosa c’è di più bello?”
Il Viola si sfogò: “Anch’io sono un colore importante, eppure sono ingiustamente vittima di pregiudizi! Viola sono gli abiti solenni, certi bellissimi fiori come le orchidee e anche certi cibi prelibati come le gustose melanzane!”
I nobili color Oro e color Argento sorridevano tra loro, e con fare snob dissero convinti: “Noi rappresentiamo gli oggetti preziosi e il potere di chi li possiede. Siamo noi i più importanti, non c’è dubbio!”
All’improvviso si udì il Grigio che urlò: “E noi allora? Perché non siamo mai presi in considerazione? Anche noi siamo importanti e creiamo tante sfumature bellissime delle quali non si può fare a meno!” Erano dalla sua parte il Bianco Perla, il Verde Acqua, il Celeste Chiaro, il Lilla e tanti altri, che applaudirono al suo intervento.
La discussione fu lunghissima, durò un’intera giornata dall’alba al tramonto, ma non fu inutile.
Alla fine, stremati ma saggi, arrivarono alla giusta conclusione.
Tutti i colori sono importanti in uguale misura, non ce n’è uno più perfetto, più necessario e predominante sugli altri.
Avevano capito che la loro forza stava nel rispetto, nel confronto, nella collaborazione reciproca.
Insieme potevano colorare il mondo intero e formare uno splendido, unico, arcobaleno.