Una leggenda azteca narra che una sposa, lasciata a guardia delle ricchezze dello sposo, partito per la guerra, fu uccisa da coloro che volevano conoscere il luogo segreto dei tesori che doveva custodire. Dal suo sangue nacque la pianta del cacao, il cui frutto al proprio interno nasconde un tesoro:
semi amari come le sofferenze, forti come la virtù della giovane sposa, rossastri come il suo sangue.
Fu il dio Quetzalcoàtl a farne dono agli uomini, quello stesso dio che fuggito in esilio volontario promise però di tornare a riprendere il suo regno.
La leggenda ebbe però molto tempo dopo un peso notevole sulla storia azteca; quando infatti nel 1519, esseri straordinari, mezzi uomini e mezzi animali ( gli aztechi non conoscevano i cavalli) sbarcarono sulla costa orientale del regno ricoperti di armature, interpretate come scaglie di serpente scintillanti al sole, e di colorati piumaggi , il re Montezuma credette alla realizzazione della profezia ed accolse quella nave e il suo carico con la convinzione di restituire l’ antico regno a Quetzalcoàtl , con tutti gli onori e con molti doni tra i quali non mancavano i semi di cacao
Ma la nave trasportava un carico di morte e di sangue: Cortes e il suo desiderio di dominio, come per altri conquistatores spagnoli
Quando storia e leggenda si incontrano non sempre il risultato è così terribile, per fortuna!
Ma torniamo ai nostri semi, che scopro essere amari come il mal d‘amore! E scoperti per la prima volta dai Maya 600 anni prima di Cristo. Questa popolazione preparava una bevanda mescolando la polvere dei semi tostati di cacao, acqua e spezie.
Altre leggende sostengono che il seme della pianta del cacao era stato portato dal paradiso e che la saggezza e la potenza venivano dal consumo del frutto dell’albero del cacao.
Storia e parole
Le parole racchiudono non solo la storia, ma anche le consuetudini di un popolo che chiama con un nome non solo quanto lo circonda, ma le proprie abitudini, i sentimenti, i giochi, le invenzioni perchè tutto il suo mondo si nominizza, se potessimo usare questo vocabolo coniato da me proprio per chiamare questo fenomeno. E’ così possibile, attraverso una parola, ricostruire la storia di un popolo: nella parola cacao l’etimo non solo ha permesso agli studiosi di ricostruirne il percorso storico, ma ha evidenziato che anche le parole si dividono in buone e cattive, adatte e non adatte .
Gli spagnoli per indicare le bevande a base di cacao preferirono adottare chocolatl proprio perchè le parole di una lingua possono avere suono e significato inaccettabile in altre. Difficile stabilire la radice e l’origine di questa parola che in atzeco era cacahualte, composta dal termine, probabilmente olmeco ripreso dai Maya, kakawa e atl, acqua.
La radice caca, in spagnolo, come per altro in italiano, è un’espressione volgare, e non poteva essere tollerabile un suono del genere per indicare una bevanda consumata prevalentemente dall’aristocrazia e dalla nobiltà reale, soprattutto se riferita ad una bevanda densa, marrone scuro e originariamente amara!
IL TESTO E’ STATO PUBBLICATO ED E’ DISPONIBILE QUI:
http://www.edida.net/edidatelling/quattro_donne_e_una_cucina/
Sembra che l’autrice abbia la capacità di riferirsi a luoghi amati,ad autori preferiti ed infine ad una civiltà,come quella azteca, che fin dall’adolescenza mi ha appassionato.Infatti per narrare la storia della cioccolata,essa parte proprio da una bella leggenda azteca. A parte questa piccola incursione personale,ho trovato interessante e istruttivo questo racconto che si snoda tra paesi lontani come il Messico,passa per la storia di Colombo,per approdare infine all’arte di veri artisti come i cioccolatai nostrani.Immergersi nella lettura di questo racconto è un vero piacere che coinvolge tuutti i sensi.